Cesano Boscone, uccise un ciclista nel 2017: preso il boss-pirata

Carlo Zacco è stato riconosciuto dopo due anni

 Rasarantam Saruanathan è stato ucciso la sera del 29 settembre 2017

Rasarantam Saruanathan è stato ucciso la sera del 29 settembre 2017

Cesano Boscone (Milano), 22 giugno 2019 - "Indole malvagia, indifferente davanti alla morte. Totale spregio della vita umana". Il gip Manuela Accurso Tagano ha accolto la richiesta del pm Gaetano Ruta, sottolineando in diversi punti dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere la personalità e la caratura criminale di Carlo Zacco, 48 anni, originario di Palermo, ma residente a Vermezzo, una vita passata a Cesano. È stato lui a travolgere e uccidere Rasarantam Saruanathan, 39enne originario dello Sri Lanka che il 29 settembre 2017 percorreva la strada Nuova Vigevanese in sella alla sua mountain bike. Era sera, poco dopo le 23.30, ma la strada era ben illuminata dai lampioni e dalle insegne dei centri commerciali. Zacco era al volante di una Bmw 520 D scura, anche se la patente gli era stata revocata.

Il cingalese ha preso la corsia contromano per potersi immettere nella carreggiata. Attimi che sono stati fatali: Zacco viaggiava a 125 km orari, secondo le rilevazioni del veicolo, le stesse che hanno messo in evidenza come pochi minuti dopo le 23.30 sul display dell’auto è comparso il messaggio "fermarsi con prudenza cofano aperto". L’auto era distrutta, dal cofano al parabrezza, ma Zacco non ha schiacciato il pedale del freno neanche un istante. Ha travolto il ciclista, poi lo ha trascinato per 70 metri: con la testa il 39enne ha spaccato il parabrezza, poi il guidatore gli ha rotto le ossa travolgendolo, provocandogli lesioni a fegato, milza e stomaco.

Non c’è stato nulla da fare per Rasarantam, morto un paio d’ore dopo sotto i ferri. La targa persa dal guidatore a pochi metri dall’impatto ha consentito ai carabinieri di Corsico guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola di identificare la macchina: una vettura noleggiata a lungo termine dalla società Luxury Life Consultin Kft con sede a Budapest. Le chiavi erano in mano a Kevin Arundine, che tuttavia aveva negato di essere alla guida del veicolo. Il 21enne di Casorate Primo aveva un’alibi: era a cena fuori con amici insieme alla fidanzata, figlia di Carlo Zacco. Sequestrati i cellulari, le indagini sono proseguite serrate. A incastrare Zacco il dna prelevato dai Ris di Parma sul volante della macchina, con le tracce di sangue sue e della vittima, comparato con quello della figlia, prelevato in caserma dai carabinieri. Indagini difficili: Zacco è sparito (lo hanno trovato solo ora, a Liscate) e tutti i parenti hanno taciuto. Forse perché la famiglia Zacco è conosciuta sul territorio: Carlo è figlio di Antonino, narcos esperto e protagonista dei sequestri degli anni Ottanta, legato a esponenti della mafia palermitana. Carlo, pluripregiudicato, ha scontato 21 anni di carcere complessivi, con condanne per associazione per traffico di droga, armi, rapina, sequestro di persona ed è indagato anche dalla Dda di Caltanisetta per aver favorito Cosa nostra con estorsioni. "Indubbio spessore criminale", per gli inquirenti, un soggetto che fuori dal carcere può tornare a delinquere.