Cesano Boscone, la protesta dei baristi

Contro l’ordinanza anti-schiamazzi: "Non fateci chiudere a mezzanotte"

Soci e dipendenti del Cafè de Marie aperto 24 ore

Soci e dipendenti del Cafè de Marie aperto 24 ore

Cesano Boscone (Milano), 25 luglio 2018 - Se da una parte la decisione del sindaco Simone Negri (Pd) ha accontentato gli abitanti, soprattutto di alcuni quartieri, che lamentavano continui rumori e schiamazzi di notte, dall’altra i commercianti sollevano più di un dubbio sull’effettiva efficacia del provvedimento. Il diktat di Negri prevede la chiusura anticipata a mezzanotte per tutti i locali di «somministrazione di cibo e bevande» (fino alle 2 del mattino il venerdì e il sabato). A protestare sono soprattutto i ragazzi del Cafè de Marie, una realtà che circa tre anni fa ha fatto una scelta: «Tenere aperto 24 ore su 24. Si tratta di un servizio per tutta la città: chi vuole mangiare un panino alle 3 del mattino, chi vuole fare colazione prima di iniziare il turno all’alba o chi lo finisce e ha voglia di mangiare qualcosa. Esistono talmente tante tipologie di persone, giovani, lavoratori a turni, che trovano utile un servizio del genere», spiegano i due direttori del locale, Lele Sinigallia e Ivan Frassei.

Insieme a parte dei loro 18 dipendenti, si sono presentati in consiglio comunale lunedì sera per una protesta silenziosa: si sono seduti ai posti destinati al pubblico, tutti con le magliette azzurre, simbolo del loro locale. Hanno applaudito quando ha parlato Fabio Raimondo, consigliere di opposizione in quota Fratelli d’Italia che ha da subito appoggiato la loro battaglia. «Un’ordinanza fatta senza consultare i commercianti, senza un dialogo – afferma Raimondo –, l’Amministrazione dimostra, ancora una volta, di essere assente sul piano della valorizzazione delle piccole realtà commerciali». «Qui si parla di posti di lavoro a rischio – aggiunge la coordinatrice cittadina del partito, Simona Sanfelici –, di ammazzare un settore già in crisi, soprattutto ora che si fa fatica a trovare un lavoro». Parlano proprio di lavoro i due direttori: «Dall’1 agosto, quando entrerà in vigore il provvedimento, dovremo lasciare a casa 4 persone. Nella nostra squadra lavorano rifugiati politici, ragazze madri, uomini che hanno superato i 50 anni e che faranno fatica a reinventarsi. Cosa gli diciamo? Che perdono il lavoro non perché non ce n’è, anzi, ma perché non ci consentono di lavorare». Un problema di sicurezza e ordine pubblico per Negri, che è arrivato al provvedimento «dopo centinaia di segnalazioni di rumori notturni. Io devo difendere il diritto al riposo, ci sono anziani, persone ammalate e costrette a letto o semplicemente persone che vogliono stare tranquille. Io devo tutelare i cittadini». Ma per i commercianti, «non è questo il modo». «Abbiamo insonorizzato il locale, abbiamo assunto un buttafuori per tenere sempre sotto controllo la situazione, appena avvertiamo qualche problema allertiamo le forze dell’ordine. Più di così non possiamo fare – ammettono –. Garantire la sicurezza in città non può essere nostro compito. Con questa ordinanza tagliano le gambe a chi vuole solo offrire un servizio alla città».