Il medico di Buccinasco che salva i migranti in mare: "Un'esperienza devastante"

Soccorrere i migranti in mare aperto: Alessandro Jacchetti racconta la sua scelta

Alessandro Jacchetti

Alessandro Jacchetti

Buccinasco (Milano), 20 luglio 2018 - Siete salvi, siete tutti salvi. Appena si trovano di fronte duecento persone con il terrore negli occhi, in mezzo al mare dove li hanno abbandonati gli scafisti, portandogli via il motore del gommone (perché costa), la prima cosa che dicono i Medici Senza Frontiere è: "Siete salvi". Lo urlano, mentre portano i giubbetti di salvataggio dove il gommone sta affondando. "A bordo ci siamo io e un mediatore culturale, che urla di non gettarsi in mare: molti dalla paura di essere abbandonati, si buttano in acqua e affogano, non sanno nuotare".

Parla Alessando Jacchetti, 31 anni, una vita passata a Buccinasco tra amici e libri dell’università. Medicina, perché il suo sogno era di aiutare gli altri. Lo ha fatto salendo a bordo di una nave, lo scorso anno, da medico al Policlinico, per salvare i migranti nel Mediterraneo. Alessandro ha raccontato la sua esperienza mercoledì al Centro Robarello, davanti a 150 persone. "Immaginate di stare 30 ore sotto il sole, nel mare. Senza bere, senza mangiare. A bordo delle navi di salvataggio ci esercitavamo ogni ora, come per affrontare una maxi emergenza. E lo era, con regole da rispettare". Per salvare i migranti in mare bisogna seguire un protocollo: "Arriva la chiamata di soccorso alla guardia costiera che controlla sul radar dove si trova l’imbarcazione. Poi, per legge, chi è più vicino deve intervenire – ha spiegato –. Ci avviciniamo al gommone con barche veloci, per tranquillizzarli. Poi, bambini, donne e uomini, salgono sulla scaletta della nave più grande. Li tiriamo per le braccia. Poi in fila passano il primo controllo medico. Se camminano, vengono visitati dopo". Poi gli viene data una busta con tuta e pasto: acqua, succo, una barretta iperenergetica. "I casi medici più frequenti? Le ustioni. Non solo per il sole, ma per la mistura di gasolio e acqua sul fondo del gommone. Per proteggersi, si rannicchiano e il veleno penetra nella pelle, già devastata da violenze e torture che subiscono prima di partire".

Dall'inizio dell’anno, sono 52mila gli arrivi via mare in tutta Europa, di cui 22mila in Spagna, 17mila in Italia e 15mila in Grecia. I morti stimati, 1410. Nel 2015 gli arrivi superavano il milione di persone (con 3700 morti in mare), lo scorso anno 172mila (e 3mila morti). Il 20% sono siriani, l’11 iracheni e l’8 tunisini. Il 42% sono donne e bambini. "Scappano – commenta Alessandro, pronto per ripartire presto – e un modo per scappare lo troveranno sempre: è sopravvivenza. Un’esperienza devastante, ma poi li vedi sorridere quando li prendiamo per il braccio dalla scaletta e capiscono che sono salvi. E torni a respirare".