Buccinasco, pelletterie-dormitorio cinesi: un solo bagno per venti 'schiavi'

Capannoni di via Calatafimi, condizioni disumane e troppi silenzi

Panni stesi ad asciugare nell'azienda di pellami

Panni stesi ad asciugare nell'azienda di pellami

Buccinasco (Milano), 5 ottobre 2019 - Laboratori cinesi costretti a dormire sul posto di lavoro, in materassi accatastati in pavimenti fatti di materiali di recupero, su soppalchi creati con assi di legno impilate. Un solo bagno per una ventina di lavoratori, una turca, utilizzata da uomini, donne e bambini. Gli agenti della polizia locale sono usciti dai capannoni di via Calatafimi, ai civici 9 e 10, scuotendo la testa: pur d’esperienza, essendoci passati altre volte da un degrado simile, quello che hanno visto è stato impressionante.

Le condizioni di uno dei due capannoni, dove si producono borse e accessori di pelle, erano talmente precarie da convincere le forze dell’ordine a mettere i sigilli. Non è stata sufficiente un’ordinanza di immediato sgombero e ripristino dei locali, come il sindaco Rino Pruiti ha firmato per il secondo capannone e per le altre aziende trovate nelle stesse condizioni. All’interno della ditta c’erano anche clandestini: un elemento che ha aperto un altro filone delle indagini, alla scoperta di un presunto sfruttamento dei lavoratori senza permesso di soggiorno. Il blitz scattato giovedì mattina è il risultato di controlli iniziati lo scorso anno, con sei pelletterie finite sotto la lente dei tecnici comunali e delle forze dell’ordine. Tutto è partito dall’ufficio Ecologia del Comune che ha raccolto i dati sulla quantità di immondizia prodotta dalle aziende, incrociando i numeri con la tassa dei rifiuti: la discrepanza ha fatto drizzare le antenne. Così, è iniziato l’iter di accertamenti, coinvolgendo gli altri settori del Comune, le forze dell’ordine (incluso il Nucleo Ispettorato del Lavoro) e l’Ats. Dopo i cinque casi già accertati di abusi edilizi e di fabbriche dormitorio, l’attenzione degli uffici è stata massima nel settore pelletterie cinesi. I tecnici, vedendo che il fenomeno riguardava soprattutto questa tipologia di produzione, hanno iniziato a spuntare dall’elenco tutte le pelletterie a Buccinasco.

Non è escluso che possa mancare qualcuno all’appello. Ma la lente è puntata non solo su chi gestisce le imprese: controlli sono scattati anche sui proprietari dei capannoni, tutti italiani come il commercialista che segue la maggior parte di queste pelletterie. Se da una parte non c’entrano nulla sullo sfruttamento dei lavoratori e sull’igiene, dall’altra i proprietari sono ritenuti responsabili per gli abusi edilizi: devono essere loro a controllare che l’immobile che affittano venga preservato, senza modifiche. Nell’ultimo caso, quello di via Calatafimi, entrambi i capannoni sono di proprietà della Glm Immobiliare, impresa che affitta immobili. In rete si trova solo un numero di telefono, che però corrisponde a un’altra ditta. Indirizzo di entrambe le aziende: via Calatafimi all’11. Chi affittava quell’immobile, insomma, era di fianco al capannone sotto sequestro. Difficile pensare che nessuno si sia accorto di nulla di quello che avveniva lì accanto.