Il superboss Barbaro catturato a Platì. A Buccinasco gli anni dei servizi sociali

Il "capo dei capi" della 'ndrangheta in Lombardia era latitante dal 2015

L'arresto del boss Rocco Barbaro

L'arresto del boss Rocco Barbaro

Buccinasco (Milano), 9 maggio 2017 - Si apre un’altra pagina nera nei ricordi della storia di Buccinasco. Quella che parla, ancora, di ‘ndrangheta. Ieri è stato l’arresto del latitante Rocco Barbaro, 51 anni, che si nascondeva a casa della figlia a Platì a rispolverare nella memoria gli anni in cui il "capo dei capi" della ‘ndrangheta in Lombardia viveva qui. A riportare alla mente i mesi dove passava le giornate a gonfiare e aggiustare pneumatici, dal gommista in via Toscanelli che si era offerto di dare lavoro al boss. Era il 2012, Barbaro esce dal carcere e viene affidato ai servizi sociali. Tre anni dopo arriva l’ordine di arresto: all’accusa di intestazione fittizia di beni, per il bar La vecchia Milano in corso Europa, si aggiunge la pesantissima associazione mafiosa.

Barbaro fa perdere le tracce, si rifugia nella terra che conosce bene, Platì. Lo trovano qui i carabinieri del gruppo di Locri guidati dal colonnello Pasqualino Toscani. Un’operazione dove un ruolo fondamentale lo ha giocato il Nucleo investigativo di Milano, guidato dal tenente colonnello Michele Miulli. I carabinieri di Locri, quelli di Platì e lo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria hanno circondato la casa dove il latitante si nascondeva. Lo hanno preso mentre pranzava con la famiglia. Ha tentato di fuggire, prendendo le scale verso il tetto. Poi ha capito che non c’era più nulla da fare e si è fatto ammanettare, mentre l’anziana madre offriva il caffè ai carabinieri. Quando viene caricato in macchina, la gente sta a guardare, alcuni lanciano un grido di contestazione. Il padre di Rocco è Francesco Barbaro, cicciu ‘u castanu, il più potente boss dell’Aspromonte. Nel 1990 ha ucciso con sei colpi di pistola il brigadiere Antonino Marino, colpevole di aver voluto indagare sugli affari sporchi dei mafiosi. Ha spento 90 candeline settimana scorsa. È ancora in carcere: fine pena mai. Il fratello di Rocco è Giuseppe, charly, anche lui latitante per 14 anni, fino al 2001, oggi uomo libero che fa la sua vita a Platì. La moglie di Rocco è Maria Papalia. È figlia di Michele, il fratello maggiore di Rocco, Domenico e Antonio. I tre fratelli che dalla Calabria hanno creato il loro impero a Buccinasco. L’albero genealogico di Rocco Barbaro si intreccia anche con i Pelle.

La sorella Marianna è sposata con Giuseppe Pelle, figlio di Antonio, gambazza, boss di San Luca (Reggio Calabria). Famiglie che hanno fatto del Sud Milano terra di sequestri di persona, traffici di droga e omicidi. Sui servizi sociali di Rocco Barbaro a Buccinasco il sindaco Giambattista Maiorano si era scagliato contro, scrivendo lettere a chiunque per impedirne l’arrivo. Oggi, ricorda quei momenti: "Era sbagliato mandare Barbaro qui. Significava aggiungere un bicchiere di acqua sporca a un secchio già inquinato". Torna a parlare anche della scarcerazione di Rocco Papalia, ammette che in città si respira "un clima di preoccupazione. Noi non abbassiamo la guardia, anzi, intensificheremo i controlli".