Giada, la pietra preziosa di Ariel

Malata e volontaria per la fondazione che si è presa cura di lei

Fondazione Ariel

Fondazione Ariel

Pantigliate (Milano), 6 aprile 2019 - Parole come paralisi cerebrale infantile, disabilità neuromotorie, danno irreversibile del sistema nervoso centrale, fanno paura. È anche difficile parlarne, proprio per il timore anche solo di pronunciarle certe parole. E chi ne soffre viene visto un pò’ con pietà, ma nell’accezione più sensibile del termine. La storia di Giada Calisti restituisce invece speranza, positività, pur senza dimenticare le drammatiche condizioni di chi vive malattie gravi.

Giada parla della sua patologia, del percorso medico iniziato quando aveva dieci anni, affetta da una paralisi cerebrale infantile, malattia neuromotoria invalidante che colpisce un bambino su 500. Racconta le difficoltà, ma con parole positive: «Non è facile, certo, ma ora che ho 23 anni posso dire che la paralisi cerebrale è la cosa migliore che potesse capitarmi. Mi ha fatto apprezzare le piccole cose, la bellezza. Ho capito che non bisogna rassegnarsi, mi sento forte, più preparata ad affrontare la vita». Un messaggio importante che la giovane ha deciso di diffondere, diventando volontaria di Fondazione Ariel, la stessa che ha seguito il suo percorso. Con l’aiuto dell’ortopedico pediatrico della Clinica Humanitas, Nicola Portinaro, direttore anche di Ariel, Giada e la sua famiglia sono stati aiutati ad affrontare la malattia anche dal punto di vista psicologico, sociale e legale. «L’aspetto psicologico è importantissimo – sottolinea –, se non si ha al proprio fianco qualcuno pronto ad aiutarti, si rischia di deprimersi, di ammalarsi ulteriormente».

La giovane di Pantigliate ha voluto quindi trasformare la propria esperienza in aiuto concreto per il prossimo, decidendo di far parte della squadra di volontari della Fondazione che da oltre 15 anni è al fianco delle famiglie di bambini che soffrono di disabilità neuromotorie. Ariel «fornisce supporto psicologico e sociale, orientamento su servizi e risorse, formazione medica e psicopedagogica e informazione sui diritti – spiegano dalla Fondazione –. In più, promuove la ricerca scientifica per sviluppare conoscenza, trattamento e cura della malattia. Ariel ha inoltre avviato una campagna di raccolta fondi per creare un centro a Rozzano dedicato alle famiglie che potranno approfittare di consulenze gratuite con una équipe specializzata: con un sms o una telefonata al 45590 si può sostenere il progetto».

Numeri da record per il gruppo: dal 2003 ha risposto a oltre 2.800 richieste di aiuto, coinvolto 2.500 famiglie in gruppi di sostegno e formato oltre 2.700 operatori, con più di 120 incontri in tutta Italia. Perché far capire a chi soffre che c’è una mano tesa è fondamentale. Per questo Giada organizza un’iniziativa dopo l’altra: domani, allestirà un banchetto in occasione della City Marathon di Milano, per diffondere il messaggio più importante: «La malattia è una compagna, non un ostacolo – afferma –. La disabilità non è una barriera, ma un’opportunità per vivere la vita nel modo giusto».