San Giuliano, svolta nel caso dei marocchini accoltellati in trattoria: un arresto

Bloccato un albanese che stava per fuggire nel suo Paese. Il raid punitivo organanizzato per debiti di droga

Rilievi sul luogo della sanguinosa aggresisone

Rilievi sul luogo della sanguinosa aggresisone

San Giuliano Milanese (Milano), 16 maggio 2018 - Si è chiuso il cerchio attorno ai responsabili del tentato omicidio avvenuto lo scorso novembre in un bar-trattoria di San Giuliano Milanese. I carabinieri di San Donato, in collaborazione con l'Interpol e coordinati dalla procura di Lodi, hanno arrestato un 40enne albanese mentre cercava di fuggire alla cattura nel Paese d'origine.

L'uomo, assieme a un complice connazionale di 23 anni già sottoposto a fermo di indiziato di delitto dal Nucleo operativo pochi giorni dopo l'episodio di violenza, è accusato di aver tentato di uccidere tre spacciatori marocchini di 34, 35 e 38 anni con cui inizialmente era in affari. Entrambi gli aggressori sono pregiudicati. Gli investigatori spiegano che i due clan, nonostante di etnie diverse, avevano cercato di collaborare nell'attività di spaccio; ma quando i marocchini, che compravano droga dagli albanesi, tentano di fare i furbi non pagando un debito di decine di migliaia di euro, i secondi decidono di regolare i conti.

I fatti erano accaduti alle 23 all'interno di un bar-trattoria. All'improvviso gli albanesi fanno irruzione nel locale e trovano tre marocchini al bancone. Si scagliando contro di loro e li accoltellano cercando di colpire gli organi vitali. L'agguato, spiegano gli investigatori, era premeditato: gli aggressori entrano con i coltelli a serramanico in pugno, e in pochi minuti il bar trattoria si trasforma in un bagno di sangue. Non usano lame qualunque ma seghettate e lunghe 30 centrimetri, che creano lesioni interne sia quando perforano la carne, sia uscendo. I carabinieri di San Donato sono i primi ad arrivare sul posto, e trovano i marocchini in fin di vita a terra. Portati in ospedale al Niguarda, sopravvivono ma rimangono in prognosi riservata fino a inizio anno. Ad avere la peggio è il 35enne, che subisce l'asportazione di un rene. Il caso si è chiuso anche grazie all'iniziale collaborazione dei testimoni che avevano assistito alla scena.