"Gianluca Vialli uno di noi", il coraggio del campione esempio per tutti

Il male affrontato a viso aperto, contiuando a vivere la vita sino all'ultimo senza rinunciare agli impegni professionali e ai doveri familiari.

Ora che è davvero tutto finito, ora che la speranza per un miracolo lascia spazio alle lacrime, ora che allo strazio della mamma e del papà, della moglie e dei figli di Gianluca si sovrappongono i ricordi, tutto è tremendamente più difficile. Non sono servite le preghiere, le amorevoli cure dei medici, il coraggio del campione per vincere il più subdolo e crudele dei mali. La partita è finita, ben oltre i tempi supplementari. Nel modo peggiore. E 58 anni sono davvero pochi per morire. Resta il dolore, perché il dolore per la prematura scomparsa di Gianluca è il dolore di tutti. Impressionano la tristezza, la commozione, gli occhi lucidi di tutti coloro i quali, in particolar modo negli ultimi giorni, dopo il comunicato in cui l'ex bomber annunciava lo stop degli impegni con la Nazionale "per curarsi", hanno accompagnato Stradivialli verso l'ultimo viaggio. La decisione di sospendere "temporaneamente" il suo impegno quale capo delegazione della Nazionale, su indicazione degli oncologi che lo stavano curando, segnava una nuova tappa nella lotta contro il cancro che Gianluca conduceva. Un nuovo atto di coraggio di un campione dalla straordinaria forza d’animo: al suo fianco sapeva di avere il sostegno di tutti. Un moto collettivo dell'animo che tracima dall'invisibile e virtuale spogliatoio dove tutti noi avevamo sperato che Gianluca rimettesse piede, dopo aver preso a calci in maniera definitiva il rivale infido annidatosi nel suo corpo. "L'ospite indesiderato", come l'aveva ribattezzato con ironia ed eleganza nelle rare interviste concesse. Il dolore per la scomparsa di Gianluca Vialli è il dolore di tutti perché in questi ultimi cinque anni, soprattutto nella magica notte di Londra dell'11 luglio 2021, abbiamo sempre sentito, amato e vissuto Gianluca come uno di noi. Marito, padre, figlio e fratello esemplare. Ma pure un Uomo speciale, professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Anche nei momenti più complicati, quelli in cui non avresti voglia di parlare.. Insomma, Gianluca calciatore, Gianluca opinionista, Gianluca dirigente, Gianluca tifoso, ma soprattutto Gianluca persona è sempre stato uno di noi. Perché quando il male ti assale e l'affronti a viso aperto, con coraggio e col ghigno, con la forza e con la fede, e continui a ripetere "vincerò io" pur sapendo benissimo che cosa ti attende poiché i medici che sono al tuo fianco mai ti hanno nascosto la verità sul tumore al pancreas che ti ha aggredito alle spalle, non puoi che essere fiero di te stesso. Sai di aver raccolto tutte le energie, di aver voluto vivere la tua vita sino all'ultimo senza risparmiarti su nulla, senza rinunciare agli impegni professionali e sottrarti ai doveri familiari. Gianluca è andato sempre oltre la sofferenza, che il male mai gli ha negato, saltando ostacoli di volta in volta sempre più alti mentre l'ospite non decideva di mollarlo dopo aver invaso il suo corpo e la sua intimità. Terribile, ingiusto, insopportabile, inspiegabile è separarsi da un uomo forte e generoso che nell'ultimo lustro è stato capace di andare dritto al cuore di ognuno di noi, anche di chi non lo conosceva personalmente, di chi lo ha considerato solo un rivale sportivo o di chi semplicemente non ha mai seguito il calcio. Dopo il dolore per la perdita di Sinisa Mihajlovic, un altro tremendo lutto anche per Roberto Mancini che mai avrebbe pensato di vivere uno dietro l'altro giorni così nefasti. Ha perso un altro fratello, un altro amico con cui ha condiviso tutto negli ultimi trentacinque anni. Il compagno di squadra con cui a Genova si consacrò, l'uomo di fiducia in Nazionale sulla cui spalla piangere di gioia e di dolore. Anche il Mancio lo ha sempre detto: come Sinisa, anche Gianluca è stato uno dei pochi interpreti del calcio  capace di volare alto sopra le bandiere della Cremonese, della Sampdoria e della Juventus fino al Chelsea, sua ultima tappa da calciatore. C'era l'azzurro che metteva comunque tutti d'accordo. C'erano i suoi commenti liberi in tv, mai banali, mai cattivi, mai irriverenti ma sempre sinceri, educati, logici. E coerenti. Figli della schiettezza congenita dell'uomo Vialli. Ecco perché non ci sono dubbi: Gianluca era uno di noi. Anzi. Sei uno di noi. Perché gli eroi coraggiosi non muoiono mai.