Milan, debutta il neotecnico Giampaolo. E infiamma il derby

Conte dice testa bassa e pedalare parlando della sua Inter. E io replico: caro Milan, testa alta e giocare

Marco Giampaolo (Ansa)

Marco Giampaolo (Ansa)

Milano, 9 giugno 2019 -  «Conte dice testa bassa e pedalare parlando della sua Inter? E io replico: caro Milan, testa alta e giocare!». Uno a uno e palla al centro. Con uno slogan Marco Giampaolo “accende“ il derby, vivacizzando la prima conferenza stampa da allenatore milanista per nulla noiosa. La mimica facciale dell'ex doriano ha fatto il resto, rendendo persino divertente la chiacchierata coi cronisti. Accompagnato da tutto lo Stato Maggiore del club (c'erano il presidente Scaroni e l'ad Gazidis) Giampaolo è entrato in punta di piedi ma si è sciolto quasi subito, senza tradire quel briciolo di emozione comprensibile per chi si affaccia per la prima volta dal balcone della nobiltà calcistica dopo un percorso di up e down. Una gran bella soddisfazione per chi nove anni fa fu solo per una notte allenatore della Juve e che invece appena cinque stagioni fa ricominciava dalla C («ebbi coraggio e follia nell'accettare, ma volevo tornare in A»). «Sono felice e motivatissimo, raccolgo la sfida al momento giusto - esordisce il tecnico -, questa è una grande opportunità.

Credo di essermela meritata col lavoro, ora tocca a me confermare tutto sul campo dopo le cadute e le risalite degli ultimi anni. Prometto lavoro, serietà e impegno per creare feeling coi tifosi». Non parla di obiettivi ma sente il peso della responsabilità, «perché siamo obbligati a risultati importanti. Questo lo dice la storia del club e noi dobbiamo essere ambiziosi senza avere paura. La Champions League Chiaro che si guarda quell'obiettivo, ma il traguardo finale va costruito step by step. Puntando non su uno o due campioni, ma su 24-25 calciatori. La differenza la fa il gruppo, con me non esistono le prime donne». E ancora: «Non distinguo titolari e riserve, ma giocatori affidabili e ambiziosi. Il progetto è quello di offrire uno spettacolo apprezzabile e sostenerlo coi risultati. Il tempo è il mio primo alleato. ma non si può giocare bene al calcio se non disponi di qualità.

Per fortuna il Milan ha calciatori di valore, lo scorso anno ero convinto che sarebbe stato la sorpresa del campionato». Gli piace conversare di calcio, citare e ringraziare i colleghi che lo hanno “sponsorizzato“, da Sacchi a Sarri fino ad Allegri («Quando sei stimato dalle persone aumentano le responsabilità») e non drammatizza per l'esclusione dall'Europa («dispiace, ma almeno avremo la possibilità di lavorare bene in settimana»). L'unico argomento che Giampaolo dribbla abilmente è il mercato (ufficiale l'ingaggio di Krunic), a partire dalla domanda su Veretout che “scarica“ su chi gli siede accanto, ovvero Maldini e Boban (al tavolo anche il ds Frederic Massara), aggiungendo: «Non sono pressante, ho fiducia per le conoscenze che hanno i nostri dirigenti...».

E così quando si parla di Donnarumma («è fortissimo, quattro anni fa chiesi la sua maglia»), Praet («Lo stimo ma siamo coperti...») ma pure di Modric (Veretout, Veretout... replica, indicando prima Paolo e poi Zvone). L'idea di partenza della sua giovanissima squadra è il 4-3-1-2, «ma devo entrare nella pancia del Milan. Mi spiace di non aver sei giocatori in questa fase iniziale. Suso È uno di qualità e a me piace, senza quei giocatori non vinci le partite. Theo Hernandez Può diventare fra i migliori nel suo ruolo. La coesistenza Andre Silva-Cutrone Devo valutarli, a “pelle“ mi sembrano diversi». E quando gli si fanno notare i numeri della passata stagione (Samp votata all'attacco ma troppo fragile in difesa, Milan meno prolifico ma più solido dietro), Giampaolo annuisce: «Dobbiamo migliorare la sintesi di qesti dati, subire meno gol e farne di più. E lo faremo attraverso la qualità dei giocatori. Io traccio i profili e poi condivido col club... e sono disposto ad aspettare qualche giorno in più».