Elezioni Coni, la corsa a presidente è a tre. E per la prima volta c'è una donna

A sfidare Malagò, oltre a Renato Di Rocco, c'è Antonella Bellutti, ex campionessa olimpica di ciclismo: la mia candidatura è testa d'ariete per il movimento femminile

Elezioni presidente Coni il 13 maggio

Elezioni presidente Coni il 13 maggio

Milano Il 13 maggio a Milano si terranno le elezioni per la presidenza del Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano, organismo di governo dello sport in Italia. L'assemblea elettiva si svolgerà al Tennis Club Alberto Bonacossa dove Giulio Onesti fece svolgere 75 anni fa le prime elezioni nel dopoguerra. La corsa per guidare lo sport italiano fino alla primavera 2025, cioè dopo le Olimpiadi di Parigi del 2024, è, al momento, a tre: il presidente uscente Giovanni Malagò che ambisce al terzo e ultimo mandatoRenato Di Rocco che fino al febbraio scorso per quasi 16 anni è stato numero uno del ciclismo italiano, e - per la prima volta nella storia ultracentenaria del Coni, una donna. Si tratta di Antonella Bellutti, ex bi campionessa olimpica di ciclismo su strada, nata sportivamente nell'atletica leggera e con un passato anche nel bob.

La candidatura di Bellutti vuole essere di profonda rottura e non è difficile capire il perché: "In 107 anni mai una donna è stata presidente del Coni e tutto questo clamore che c'è fa parte del problema - spiega Bellutti, 52 anni, già insegnante di educazione che ora vive ad Andogno in Trentino dove gestisce una locanda con cibi vegani assieme alla sua compagna Viviana Maffei -. La mia candidatura è una sorta di testa d'ariete per il movimento femminile, manca la voce della base, lo sport è uno strumento di crescita personale, lo sport è tutela della salute. Serve una rigenerazione del mondo sportivo, voglio essere promotrice del cambiamento, mi e' stato chiesto di candidarmi giaà 4 anni fa ma non mi sentivo pronta".

Il programma di Antonella Bellutti

Antonella Bellutti

Tra i punti del suo programma, ci sono temi caldissimi, che si discutono da anni ma che non hanno mai trovato appoggio né nel Coni né nelle Federazioni. Primo fra tutti, il riconoscimento del lavoro sportivo. Forse non tutti sanno che in Italia la stragrande maggioranza degli atleti, anche di altissimo livello, e tutte le atlete, sono giuridicamente dilettanti. Sono professionsti solo i calciatori uomini dalla serie A alla Lega pro, i cestisti della serie A1, i golfisti e i ciclisti su strada. 

Bellutti chiede poi che "si metta mano alla governance e ci sia una collaborazione sinergica tra Coni, Sport e Salute e Governo che metta fine alle faide". Parlando dello sport azzurro, sostiene che "l'eccellenza italiana è data da una nicchia di sport che portano medaglia ma non sono espressione del movimento". In merito a una seconda candidatura nell'ambito del ciclismo italiano, quella di Di Rocco, Bellutti risponde, "lui ha espresso la volonta' di candidarsi diversi mesi dopo di me, io non sono espressione del ciclismo italiano anche perche' in federazione non c'e' nemmeno una mia fotografia".

Antonella Bellutti ha anche lanciato una campagna #champs4rights per chiedere agli sportivi del passato (ma non solo) di appoggiare gli atleti del presente nella lotta al riconoscimento dei "diritti minimi riconosciuti normalmente a un qualsiasi lavoratore".

"Tu sai bene che il lavoro sportivo esiste - scrive in una lettera aperta - perché lo hai fatto ogni giorno, per anni. Eppure, dall’entrata in vigore della legge 91 del 1981 tale meraviglioso, estenuante lavoro attende di essere riconosciuto e normato da chi governa lo sport. Lo Stato ha dato un segnale positivo, approvando una riforma che tenta di disciplinarlo.  Purtroppo ad osteggiare la riforma è lo stesso mondo dello sport, rappresentato dai presidenti federali. Proprio quei “nostri” presidenti che, mentre vincevamo anche per loro medaglie olimpiche, mondiali, europee, coppe e scudetti, ignoravano le nostre esigenze di atleti e atlete senza contratto, senza contributi previdenziali, senza assicurazioni adeguate lasciandoci poi soli, a fine carriera, a reinventarci un’altra vita, lontani da un mondo sportivo che non ha più saputo o voluto coinvolgerci". E ancora: "Anche la commissione nazionale atleti del Coni si allinea all’opinione dei presidenti, dimostrando un’imbarazzante difficoltà nel farsi portavoce dei soggetti che rappresenta". Tra i firmatari ci sono atleti del calibro di Maurizia Cacciatori, argento europeo nel volley, Josefa Idem, campionessa olimpica di kayak, Massimo Di Giorgio, campione italiano di atletica leggera. E molti altri. 

La sfida di Renato Di Rocco

Renato Di Rocco

Dopo 15 anni alla guida della Federciclismo, l'ex presidente della Fci lancia la sfida a Giovanni Malagò. "Ho avvertito un diffuso malessere da parte del mondo dello sport per una gestione troppo personalistica ed elitaria, del tutto inadeguata, in particolare, nel difficilissimo momento che stiamo vivendo - l'affondo di Di Rocco nell'ufficializzare la sua candidatura -. Il Coni in questi ultimi otto ha pensato molto all'immagine e poco alla sostanza. Ho sentito il bisogno di candidarmi". Una vita quella di Renato Di Rocco dedicata allo sport e soprattutto ad atletica e ciclismo: classe '47 l'ex numero uno della federciclismo è nato a Roma da una famiglia di venditori e costruttori di biciclette (Romeo Bike): per 14 anni segretario della Fci e per sette segretario. "In questi ultimi 8 anni siamo stati sempre sui giornali e in televisione ma nel frattempo non è stato risolto neanche uno dei problemi che interessano alle Federazioni, agli Enti di promozione sportiva, alle società di base ed alle Discipline associate".