Gianluca Vialli, il ricordo di Dossena: "Generoso in campo, fuori sdrammatizzava tutto"

L'ex compagno alla Sampdoria racconta l'attaccante ai tempi della squadra di Boskov

Giuseppe Dossena, Gianluca Vialli e Roberto Mancini ai tempi della Sampdoria

Giuseppe Dossena, Gianluca Vialli e Roberto Mancini ai tempi della Sampdoria

Giuseppe Dossena ha avuto la fortuna di vivere a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 l'epopea d'oro della Sampdoria di Boskov, quella squadra leggendaria che si distinse per campioni in campo, geometrie di gioco e personalità, e che portò a casa una serie di trofei, tra cui uno Scudetto, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa italiana. Traguardi che raggiunse grazie a dei compagni di livello di livello assoluto, tra cui spiccava proprio Gianluca Vialli. Uno da cui si poteva solo imparare in campo e fuori dal rettangolo verde. Vialli prima punta, affiancato da Mancini e Salsano, dietro di loro a centrocampo Bonomi, Dossena e Munoz: una corazzata stellare che non ebbe simili negli anni successivi, circostanza che continua a crare un alone di leggenda attorno a quella formazione.

Che rapporto aveva con Vialli?

"Ad essere sinceri eravamo tutti legati a Gianluca, per la sua empatia e i modi gentili che lo contraddistinguevano. Mi ricordo che ogni tanto ci rimproverava di non passargli la palla, ma anche in quelle occasioni lo faceva sempre con garbo, non era un uomo egoista. Ovviamente era un attaccante e in quanto leader si faceva sentire in campo e nello spogliatoio, ma rimaneva sempre equilibrato anche quando c'era da arrabbiarsi. Era il classico che riusciva sempre a sdrammatizzare e far tornare il buon umore anche nelle situazioni difficili".

Come era giocare con lui?

"Diciamo che ti semplificava la vita. In campo era uno generoso che si metteva a disposizione dei compagni, senza personalismi, per le caratteristiche e per le qualità che aveva non si è mai tirato indietro. Mancini e Vialli dovevano stare nell'area piccola e poi ci pensava Salsano a lanciarli verso la porta. "State fermi lì che ci penso io, gli diceva"".

Che duo d'attacco era quello formato da Vialli-Mancini?

"Forse una delle coppie italiane più forti di sempre ma con caratteri agli antipodi. Gianluca è sempre stato uno riflessivo, attento, mentre Roberto era spontaneo e istintivo. Queste loro qualità si sono integrate alla perfezione sia sul campo da gioco che fuori ed è anche per questo se sono diventati fratelli. L'abbraccio tra loro due all'Europeo è stato il suggello di questo rapporto".

Quando vi siete visti l'ultima volta? "A maggio 2021, alla presentazione del libro "La Bella Stagione" che racconta gli aneddoti dell'annata straordinaria '90-91 e di tutti i giocatori che ne hanno fatto parte. Anche in quell'occasione non aveva perso il sorriso, motivo per cui le persone continuano a inondarlo di dimostrazioni di affetto".