Milano, Giampaolo-Conte: primo derby ad alta tensione

I due non si sono mai affrontati e arrivano da una settimana difficile

Sfida in panchina

Sfida in panchina

Milano, 21 settembre 2019 - Il derby nel primo giorno d’autunno non è evento frequente. Scherzi del destino (anzi, del calendario), Milan-Inter (sfida numero 171 in serie A) arriva troppo presto, vero, ma è già una notte verità per le due formazioni divise da tre punti guidate da due tecnici che in panchina le stracittadine non le perdono. E che stasera si troveranno per la prima volta faccia a faccia. Favorita è l’Inter (e non solo perché è capolista solitaria a punteggio pieno) ma si sa, in queste sfide i pronostici della vigilia valgono fino ad un certo punto. Perché dall’altra parte c’è una squadra magari ancora da sistemare tatticamente ma motivata e vogliosa di sgambettare chi le sta avanti. Quella trascorsa non è stata una settimana facile sulle due sponde delnaviglio: da una parte Giampaolo con i suoi dubbi e il desiderio di far giocare meglio la squadra, dall’altra i nerazzurri fermati a sorpresa dallo Slavia Praga nel debutto Champions e la conseguente severissima autocensura di Conte. Cui aggiungere i soliti spifferi provenienti dallo spogliatoio (presunta lite Brozovic-Lukaku dopo il primo tempo con lo Slavia) e che rischiano di inquinare l’ambiente di Appiano che da mesi prima Marotta e poi lo stesso allenatore stanno cercando di bonificare. «In generale credo che l’Inter sia sempre stata molto chiacchierata, su giornali e tv - ha detto il tecnico -. Mi è stato detto: ‘Anche negli anni passati filtravano tante cose, bisogna accettare, è normale amministrazione’. Magari però altri club sono più bravi a gestire e a proteggere.

Su questo dobbiamo migliorare tanto, dobbiamo essere bravi a colmare queste lacune, il riferimenti agli anni passati crea solo alibi... Cerchiamo di estirpare le cattive abitudini». Insomma, l’effetto centrifuga non piace affatto a Conte, che preferisce parlare della partita,in cui Politano dovrebbe affiancare Lukaku e Barella contende ilposto a Vecino: «Tutti i derby sono speciali e lo sarà anche questo. Affrontiamo una buonissima squadra, noi giochiamo ogni gara per ottenere la vittoria, che può dare entusiasmo se meritata. Ma può anche portare rilassamenti che preferirei evitare». Giampaolo sa invece che «c’è tanto da scalare». Però dal derby si aspetta emozioni forti e forse ancora per questo non ha deciso chi schierare in avanti al fianco di Piatek: «L’ambizione è giocare bene e vincere - mostra i muscoli il mister - le vittorie aiutano ad andare avanti ma bisogna vincere e anche convincere. In estate contro le grandi squadre abbiamo visto trame di gioco. In campionato finora lo abbiamo fatto meno, ma poi succede che d’incanto la squadra mostri di avere assimilato le idee che cerco di trasmettere». Si sprecano poi i complimenti reciproci. Così il tecnico rossonero sul collega: «Non ho mai incontrato Conte, ma conosco il suo lavoro da tempo. Ha avuto un percorso importante, me lo ricordo agli inizi, ora all’Inter ripropone il calcio del primo Conte. Il ceppo lo conosco, so da dove viene». Così gli risponde il nerazzurro: «Giampaolo è uno come me, ossessionato dal calcio. Però non facciamo paragoni con la Juve, quando la presi io. Qualche similitudine c’è, ma quella squadra non aveva le coppe, poteva lavorare 7 giorni su 7 e con più tempo puoi incidere di più».

Chiosa finale sul tema del razzismo. Mentre il Milan lancia una “task force“ con lo scopo di esprimere massima solidarietà nei confronti di chi è stato vittima di episodi discriminatori (lo slogan del match sarà ‘Derby against Racism’), Conte va giù duro: «Sono tornato dopo tre anni e ho trovato tutto peggiorato. Tantissimo odio, rancore. Si scrive solo per insultare». Come dargli torto