GIULIO MOLA
Sport

Andrea Ranocchia. "Nesta, Conte e i nerazzurri. Vi racconto il mio calcio...»

L’ex difensore è stato ospite dell’Inter Club dell’Istituto dei Tumori di Milano "Higuain e Ibra gli avversari più tosti, ma una sera Miccoli mi fece ammattire".

"Nesta, Conte e i nerazzurri. Vi racconto il mio calcio..."

L’ex difensore è stato ospite dell’Inter Club dell’Istituto dei Tumori di Milano "Higuain e Ibra gli avversari più tosti, ma una sera Miccoli mi fece ammattire".

L’Aula Magna di un ospedale come un’arena del pallone in miniatura, dove piccolissimi tifosi, medici e pazienti oncologici sono spettatori divertiti e interessati. In campo scende Andrea Ranocchia, uno dei giganti buoni del pallone nostrano. L’ex capitano della Beneamata e difensore della Nazionale ha voluto raccontare il suo calcio a tinte nerazzurre (e non solo) in una serata speciale, organizzata dall’Inter Club dell’Istituto dei Tumori di Milano grazie al prezioso contributo del professor Roberto Boffi e della presidentessa Marialuisa Amati. Novanta minuti di chiacchiere, aneddoti, retroscena scovati dal giocatore (che ora gestisce un agriturismo ad Assisi) nello scrigno di una carriera brillante. Ricordi intrisi di umanità che riaffiorano sempre col sorriso sulle labbra, anche quelli che dovrebbbero restare “secretati“ fra le quattro mura di uno spogliatoio. Una carriera interrottasi bruscamente poco più di due anni fa, perché "la luce si era spenta" e l’infortunio poche settimane dopo la firma ("Senza neppure chiedere la cifra del contratto") col Monza ha complicato tutto. "Si smette di giocare quando si finisce di divertirsi", spiega Ranocchia. Perché lasciare a soli 34 anni non è semplice (ci sono campioni come Totti e Buffon che hanno fatto molto fatica a “staccarsi“ anche dopo le quaranta primavere), "ma se lo fai consapevole di aver dato tutto è più semplice accettare. Io non finirò mai di ringraziare Adriano Galliani per l’ultima opportunità concessami, i suoi messaggini non li dimentico. A conferma che ho avuto la fortuna di conoscere uno dei più bravi dirigenti della storia del calcio italiano".

Parla di tutto Andrea. Dai primi calci al pallone nella sua Umbria ("all’inizio giocavo da centrocampista, poi un allenatore decise di mettermi come difensore centrale") dopo aver accarezzato a sei anni un’altra passione, quella del karate ("durata due mesi, giocare a calcio era più divertente e in casa ero un “disastro“ per la disperazione dei miei genitori"), all’incontro con Antonio Conte che gli ha cambiato la vita: "Ero nelle giovanili dell’Arezzo, avevo 17 anni. Lui allenava la prima squadra in serie B. Una sera mi chiama: “Ragazzo preparati, giochi titolare sabato. Ci penso io a farti fare l contratto. Ma ai ragazzi dico: non illudetevi, non è facile arrivare così in alto. Io sono stato fortunato". Ranocchia ritroverà il suo mentore prima a Bari dove faceva coppia con Bonucci ("Tutti dicevano che ero io il più forte dei due, ma alla fine Leo ha dimostrato di essere il migliore. Lo dice la sua carriera") e poi all’Inter: "Conte lo conosciamo tutti: grandissima cultura del lavoro e carisma che ne fanno un vincente. Il difetto? Forse a volte un po’ duro nella gestione del gruppo, ma gli allenatori più bravi sono così". Scorrono sul maxischermo le immagini di alcuni gol segnati dal giocatore, su tutti quello in acrobazia contro l’Empoli. Nell’Aula Magna scrosciano gli applausi, i bambini intonano un coro da stadio dedicato a Ranocchia e all’Inter. E lui sorride, snocciolando un aneddoto dietro l’altro: "Arrivai dopo il Triplete, ecco, neppure me lo sono goduto... (sorride). Trovai compagni straordinari che mi fecero sentire subito in famiglia, a cominciare da Milito".

Poi i botta e risposta: "Il male del calcio? I social, fonte di violenza". "Gli avversari più tosti da marcare? Ibrahimovic e Higuain. Ma Miccoli è stato quello che mi fece ammattire il primo febbraio del 2012: Inter-Palermo 4-4, lui fece tripletta. Per me una serata da incubi". E i compagni di squadra: "Handanovic il più serio, un esempio per tutti. Brozovic il più divertente, un mattacchione. Uno con cui ho avuto problemi? C’è ma non si dice (altra risata)". Quindi pillole sparse sugli allenatori: "Gasperini l’ho avuto per poco ma quando eravamo al Genoa mi disse di marcare Sneijder anche se fosse uscito per andare in bagno. Il Mancio resta nella storia, per Spalletti il discorso è diverso: diciamo che in questo ciclo vincente dell’Inter lui ha scavato la buca, Conte ha messo i primi mattoni e Inzaghi ha finito di costruire il palazzo che oggi è sotto gli occhi di tutti". E ancora. "Il mio “modello“? Ero estasiato da Nesta. Non riuscìì ad incontrarlo quando ero ad Arezzo, l’ho affrontato col Bari a San Siro. Con gli occhi seguivo ogni suo movimento, per me è stato il più bravo di tutti".Chiosa finale sulla corsa scudetto: "Lotta fra Inter, Napoli e Atalanta. La Juve per ora è solo un progetto..."

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