Willie Peyote sbarca all’Ippodromo: io, fra "pornostalgia" e ribellione

Dal singolo “Fare schifo“ all’album “Io degradabile“, ecco la scaletta del concerto del cantautore "Cambiamento climatico e lavoro in cima alla mia agenda musicale. Senza dimenticare la lotta di classe"

Willie Peyote

Willie Peyote

Non sarà un incendiario, ma Willie Peyote ci tiene al suo spirito ribelle. Quello che l’ha spinto a laurearsi in Scienze politiche con una tesi sulla rivolta di Los Angeles del 1992, seguita al pestaggio di Rodney King da parte della polizia, o a parlare di cantanti mossi dai fili della discografia sul palco del Festival di Sanremo. E sarà mica compiacente un titolo come “Pornostalgia”, l’album che Willie-Guglielmo (Bruno) presenta stasera all’Ippodromo di San Siro, nell’ambito del Milano Summer Festival (ma anche il 16 agosto a Brescia, sul palco della Festa di Radio Onda d’Urto e il 30 settembre al Live Club di Trezzo) preannunciato già in aprile da un singolo emblematico già di suo quale “Fare schifo”?

Willie, perché ha chiamato questo spettacolo “Precaria Orchestra Sabauda Concerti dal Vivo”?

"Mi piaceva l’idea che fosse in linea con quella ‘pornostalgica’ del disco; la trattoria, le balere... basta pensare che parte della grafica l’abbiamo realizzata su un tavolo della Balera dell’Ortica. Allo stesso tempo volevamo sottolineare pure che, grazie alla presenza della All Done Band, si tratta di uno spettacolo molto suonato".

Quali sono state finora le reazioni?

"La gente ha capito che è un disco senza compromessi, figlio dei due anni che l’hanno preceduto, in cui mi sono indagato più dentro che fuori. I riscontri sono stati tutti positivi, anche se viviamo un momento storico in cui la gente ha più voglia di divertirsi che di riflettere e quindi le occorre un po’ più di tempo per metabolizzare progetti di questo tipo".

Il repertorio gioca molto su quello dell’ultimo album?

"Sì, ma anche su quello del predecessore ‘Io degradabile’; questo perché parte del pubblico ha in tasca il biglietto acquistato nel 2020 per vedere il tour legato a quel disco lì. E poi volevo dare un’idea completa del mio percorso: per questo, oltre ai miei pezzi, ci sono numerose citazioni di cose altrui come quella ‘Do I wanna know’ che fa da collante tra ‘Portapalazzo’ e ‘I cani’".

Quest’estate c’è un’overdose di musica dal vivo.

"È una bulimia figlia dei due anni di sospensione. Io sono andato a vedermi Cremonini, Caparezza, Marra, e mi sembra che la risposta sia ottima. C’è tanta offerta, ma pure tanta richiesta. Non era scontato".

Quali sono gli argomenti che, al momento, le preme di più trattare in scena?

"Il tema climatico, perché ne stiamo tutti subendo le conseguenze, e poi quello del lavoro, a cui si deve l’aggettivo ‘Precaria’ della mia Orchestra Sabauda. Ma penso che siano mondi connessi tra di loro. Come diceva, infatti, uno più saggio di me (Chico Mendes, ndr): l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio".