Sanremo 2021, le pagelle della terza serata: le cover

Malika Ayane elegante, Negramaro da brividi

I Negramaro a Sanremo 2021

I Negramaro a Sanremo 2021

Sanremo - Quella della terza serata del Festival di Sanremo 2021 è l'occasione per ascoltare cover di grandi brani del passato. Con duetti spesso non proprio azzeccatissimi, però. In alcuni casi gli artisti hanno regalato performance di grande valore artistico, in altri sono inciampati. Dopo quelle della prima serata e della seconda, ecco le nostre pagelle ironiche anche della serata delle cover

Fiorello: voto 7.5. La satira su Nicola Zingaretti e Barbara D'Urso non poteva mancare: "Dopo essersi dimesso da segretario del Pd, Zingaretti si candiderà a sindaco di Roma o farà l'opinionista dalla D'Urso" è una delle battute della serata. Si fa tagliare i baffi in diretta da Amadeus, ma non incide come al solito.

Amadeus: voto 7. Solito stile di conduzione, ormai come padrone di casa è una certezza. Così come lo è la sua eleganza.

Vittoria Ceretti: voto desaparecida. Non doveva essere la co-conduttrice? Arriva a inizio serata e poi scompare, come il resto nel brano di Elettra Lamborghini del passato Festival di Sanremo. Non è colpa sua, ma la sua è una presenza impalpabile.

Zlatan Ibrahimovic: voto 6.5. Serve Sinisa Mihajlovic per mostrare finalmente un po' il suo lato umano e per farlo sorridere. L'aneddoto dell'incidente e del motociclista che ha aiutato Ibra ad arrivare all'Ariston è divertente. Per il resto è una continua autoreferenzialità.

Noemi con Neffa – Prima di andare via (Neffa): voto canta solo Noemi. Neffa parte malissimo e rovina la sua stessa canzone (un record!), facendo sembrare tutto in costante fuori sync. Sicuramente i problemi di audio hanno influito, ma se non ci fosse Noemi a salvare la situazione sarebbe del tutto inascoltabile. Occasione persa.

Fulminacci con Valerio Lundini e Roy Paci – Penso positivo (Jovanotti): voto 7. La performance sarebbe carina sino allo special di Lundini. Poi diventa davvero bella. Ironia. Parola d'ordine ironia. E alla fine il riferimento alla pandemia non appesantisce, ma anzi attualizza. Bravi.

Francesco Renga con Casadilego – Una ragione di più (Ornella Vanoni): voto 5. La speranza è che Ornella Vanoni non stesse ascoltando. Altrimenti sarebbe autorizzata a raggiungerli, anche nelle prossime ore, e farla pagare ad entrambi. Sarà il teatrotenda del circo fatto indossare alla povera Casadilego, sarà il fatto che Francesco Renga giochi a nascondino con la voce: il dato incontrovertibile è che avrebbero potuto e dovuto fare meglio. Una ragione di più per non ascoltarli.

Extraliscio e Davide Toffolo con Peter Pichler – Rosamunda (Gabriella Ferri): voto 7. Non cercano di essere nessun altro se non loro stessi. E questo risulta vincente e convincente. Trasportano il pubblico in una balera colorata e incasinata e lo fanno respirare aria di feste di piazza, di sagre di paese. Parafrasando Alessandra Amoroso, "fare quello che non si poteva".

Fasma con Nesli – La fine (Nesli): voto eh però se non ti aiuti anche tu. L'esibizione inizia ed è una tragedia. Ecco il motivo: un problema al microfono di Fasma. Pausa per sistemare tutto e sostituire il microfono. Ma non la voce di Fasma, che senza il vocoder aveva dimostrato più di una falla. E ne palesa tante anche se è "tutto a posto". Quindi il problema non era solo il microfono.

Bugo con Pinguini Tattici Nucleari – Un’avventura (Lucio Battisti): voto forse aveva ragione Morgan. Bugo parte demolendo il brano di Lucio Battisti. E dire che lo stesso Battisti non aveva una voce acuta. Ma almeno una voce l'aveva. Per fortuna che arrivano subito i Pinguini Tattici Nucleari a rendere il brano ascoltabile. Una canzone così leggendaria non può essere urlata. Senza rispetto. Pinguini Tattici Nucleari voto: grazie di esistere.

Francesca Michielin e Fedez – Le cose che abbiamo in comune (Calcutta, Del Verde, Daniele Silvestri): voto 7. La prendono con allegria e spensieratezza. Con loro sul palco potrebbero starci tranquillamente i Van Houten o Gli Iron Mais. Si divertono reinterpretando classici come "Fiume di parole" e sono anche credibili nel loro portare scompiglio. Leggeri.

Irama – Cyrano (Francesco Guccini) voto 6. Non si capisce il motivo per cui a Irama, che ha più volte dimostrato di saper cantare, vengano applicati effetti vocali in più occasioni. Il brano di Guccini diventa una sorta di ballata pop, tutto sommato accettabile. Nulla da incorniciare.

Maneskin con Manuel Agnelli – Amandoti (CCCP di Giovanni Lindo Ferretti): voto Amandoli. Questa è la vera essenza del brano dei CCCP. Un brano greve, nel quale ogni parola pesa come un macigno, ogni parola ha un peso. E Manuel Agnelli e Damiano quel peso lo danno tutto. Rock a più non posso. Grazie.

Random con The Kolors – Ragazzo fortunato (Jovanotti): voto stavolta il microfono non c'entra. Dispiace, perché si vede che l'entiusiasmo ce lo mette. La voce però no. E purtroppo si sente. Brano snaturato, performance con poche idee e confuse. Neppure Stash riesce nel miracolo di salvare un'esibizione che andrebbe rivista del tutto. L'energia non basta.

Willie Peyote con Samuele Bersani – Giudizi Universali (Samuele Bersani) voto 7. Samuele Bersani è sempre una garanzia e la speranza che possa rimanere a cantare tutta la sera c'è, ma purtroppo sfuma ben presto. Esibizione delicata, in cui Willy Peyote si inserisce senza fare troppo rumore, anche se l'alchimia tra i due ogni tanto salta. Riconciliano col mondo.

Orietta Berti con Le Deva – Io che amo solo te (Sergio Endrigo): voto meno male che Orietta c'è. Finché canta lei è tutto luminoso ed etereo. Poi Laura Bono e compagne iniziano a urlare. Inutilmente. Meno male che poi torna a cantare Orietta. E tutto è celestiale. Alla fine dice anche "Arrivederci Amedeo. Grazie". E' una donna d'altri tempi. Ce ne fossero. Ti amiamo.

Gio Evan con i cantanti di The Voice Senior – Gli anni (883): voto 5. Esibizione insipida, senza nessun tipo di scossone e senza quella nostalgia che caratterizzava il brano di Max Pezzali. Rinunciabile.

Ghemon con Neri per Caso – Medley: Le ragazze, Donne, Acqua e sapone, La canzone del sole: voto Uolelè iolà. Stupendi. Rispetto a metà anni Novanta i Neri per caso non sono cambiati per nulla. Fanno ballare e cantare come non mai. Persino Ghemon beneficia della loro presenza. Un bel salto nel passato.

La Rappresentante di Lista con Donatella Rettore – Splendido Splendente (Donatella Rettore): voto 7. Si balla e si canta come fossimo a Capodanno. Bell'esibizione, un po' sottotono Donatella Rettore. Però finalmente si fa festa. Pride.

Arisa con Michele Bravi – Quando (Pino Daniele): voto 6.5. L'emozione dei due artisti sul palco si percepisce. Quello di Michele Bravi era un ritorno all'Ariston molto atteso e questo ha reso la performance un po' nervosa. Ma delicata. Punta di piedi.

Madame – Prisencolinensinainciusol (Adriano Celentano): voto 6.5. Ci prova. E' giovane e ci prova. Non ha l'effetto rivoluzionario che ebbe Adriano Celentano. Ma sono altri tempi. I banchi con le ruote rendono tutto più significativo e alla fine la sua esibizione è anche godibile. Onesta.

Annalisa con Federico Poggipollini – La musica è finita (Ornella Vanoni): voto 7. Il vestito lascia un po' a desiderare, ma compensa con la voce e con il carattere di Poggipollini. Esibizione di spessore, una voce che ti entra nello stomaco. Brava.

Lo Stato Sociale con Sergio Rubini e I Lavoratori dello Spettacolo – Non è per sempre (Afterhours): voto 6.5. Gli Afterhours sono ben altra cosa. Così come questo brano è ben altra cosa. A dare una grande dignità a questa esibizione è solo il messaggio finale a sostegno dei lavoratori del mondo dello spettacolo. Impegnati.

Gaia con Lous and the Yukuza – Mi sono innamorato di te (Luigi Tenco): voto 6.5. Cantare Tenco non è mai una passeggiata. Se poi non hai neanche venticinque anni rischia di diventare un ostacolo insormontabile. Invece Gaia trasforma questa canzone in qualcosa di diverso rispetto all'originale. Nuova versione.

Colapesce e Dimartino – Povera Patria (Franco Battiato): voto 6. Senza lode e senza infamia, interpretano una canzone che di certo non è semplice. Se la cavano.

Coma_Cose con Alberto Radius e Mamakass – Il mio canto libero (Lucio Battisti): voto 5. E' evidente: dal vivo rendono molto meno rispetto a quando si riascoltano i loro brani in streaming. E anche in questo caso deludono. Eppure entrambi avrebbero voce. Ma anche stavolta non riescono a farla emergere al meglio. Freno a mano.

Max Gazzè con la Magical Mistery Band – Del Mondo (Csi di Giovanni Lindo Ferretti): voto 6. Porta sul palco Daniele Silvestri, Roberto Angelini e una band piena di grandi musicisti. La scelta del brano non è per nulla commerciale, anzi. E' di nicchia. Forse troppo. Con una formazione del genere, ci saremmo aspettati un maggiore coinvolgimento. Delusione.

Malika Ayane – Insieme a te non ci sto più (Caterina Caselli): voto Eleganza. Nei modi sul palco, nel vestire, nel cantare, nella performance in generale. Si esibisce all'una e 36 di notte eppure lo sguardo rimane incollato  su di lei. Magnetica.

Ermal Meta con Napoli Mandolin Orchestra – Caruso (Lucio Dalla): voto 6. La canta "alla Caruso", ovvero nell'unico modo possibile in cui quasto brano può essere affrontato. A tratti sembra addirittura vestire i panni di Al Bano con degli acuti sin troppo trascinati. Inosservato.

Aiello con Vegas Jones - Gianna (Rino Gaetano): voto 5.5. I puristi di Rino Gaetano non avranno apprezzato. Neanche tutti quelli che odiano chi urla a prescindere. Aiello prova perlomeno a fare suo un brano della tradizione. Anche troppo. Ora e sempre Ciotarì.

Achille Lauro: voto 6. C'è Monica Guerritore e arriva il cinema quello vero e serio, quello che lascia a bocca aperta. Arriva anche Emma Marrone a dare manforte ad Achille Lauro, ma non stupisce. E il fatto che intenda rappresentare l'essenza del pop che viene poi banalizzata non giustifica. "Dio benedica gli incompresi" dice alla fine. Ok, però non significa piatti. Ordinario.

Negramaro: voto Meraviglioso. Giuliano Sangiorgi sale sul palco vestito un po' in stile "Dracula di Bram Stoker", però con "4 marzo 1943" e "Meraviglioso" prende per mano tutti e ci porta in un'Italia miracolosamente senza pandemia e senza guai politici. Clonateli e distribuiteceli nelle cassette della posta.