Pagelle Sanremo terza serata: Drusilla Foer e Cesare Cremonini al top

Fra i cantanti stravincono Elisa e Mahmood e Blanco, sotto accusa i look troppo eccentrici

Drusilla Foer, Michele Bravi e Amadeus

Drusilla Foer, Michele Bravi e Amadeus

Nella terza serata del Festival di Sanremo 2022 cantano tutti i 25 cantanti in gara fra i big. Ecco le nostre pagelle, ironiche come sempre.

Giusy Ferreri: voto A Novembre. Nel senso di "Ripresentati a novembre". Partiamo dal look: un pelo eccessiva. Intendo la stoffa. A sto punto poteva buttare anche quella che si è messa addosso. Visto che comunque era pochina. La canzone è sempre tendente all'inutilino. Avesse portato "Ti porto a cena con me" sul palco avrebbe lasciato il segno. Così lo ha lasciato solo in sartoria.

Highsnob e Hu: voto Coma cosa. Nel senso che vogliono fare i Coma_Cose, ma sono così costruiti da far esclamare: cosa? Un appunto per Hu: di Madame ne basta una. E l’impegno che usiamo nel capire cosa canta è già troppo. Quindi o fa il favore di farsi comprendere o mette i sottotitoli.

Fabrizio Moro: voto Bello e maledetto. Ha sempre l'aria da appena sveglio, da uno che passa dal palco per caso. Ma è un bel vedere. Canta un "Che sia benedetta" di Fiorella Mannoia al maschile, ma becca ben poche note. Senza infamia e senza lode.

Aka7even: voto Haì problemì con gli accentì. E' vestito come la crema Spuntì, ma almeno stasera non sono stati sacrificati tendaggi, peraltro di dubbio gusto, per agghindarlo. Mi sorprendo a cantare il ritornello, ma l'incomprensibile al cubo riguarda gli accenti: "Mi soffocà", "Mi mancà". 

Massimo Ranieri: voto “Nel millenovecentocinquantaaaaaaaaaaaa”. Non me ne voglia il poco suscettibile maestro Amedeo Minghi - la sua “1950” è un capolavoro vero - se uso il suo ritornello. Ma al Festival di Sanremo 1950, Massimo Ranieri con “Lettera di là dal mare” avrebbe fatto la figura persino del visionario. Oggi è più vecchio del baule della nonna nella soffitta polverosa di Emily Bronte. La sala stampa lo ha premiato per rispetto, lui con questa canzone non ha rispettato la propria carriera costellata di brani, quelli sì, indimenticabili. Questo invece lo dimenticherei persino per fare posto a “Baby shark”. Via via via. 

Dargen D'Amico: voto Tanto la balleremo. Lui non ha voce, ma ha occhiali da sole e un abbigliamento che si può guardare senza bucarsi la retina solo con i suddetti occhiali. Inutile tenersi la puzza sotto il naso: la canzone funzionerà da qui all'estate. E allora balla.

Irama: voto Più vedrai e meno mi vorrai, meno mi vorrai e più sarò con te. Che al mercato mio padre comprò. Arriva sul palco evidentemente vestito di fretta e al buio, ma a meritare le maggiori riflessioni sono i capelli. Lavati l'ultima volta intorno al mercoledì della settimana scorsa, sembrano pettinati con la sparapunti (cit. una componente del mio Gruppo d'ascolto). Eh ma poi inizia a cantare. E lì si capisce una grande verità: la sua voce è perfetta per un cartone di Tarzan. Ecco appunto, non per Sanremo. Il prossimooooo.

Ditonellapiaga e Rettore: voto Riaprite le discoteche. Questa canzone va ballata fino a sfondare le piste da ballo. Ditonellapiaga mostra una somiglianza sempre più marcata con Bianca Balti, Donatella Rettore con una componente degli Abba questa sera. Ma il duo è talmente energico da farle soprannominare Supra e Dyn. In loop.

Michele Bravi: voto O Ryu Ken. Sale sul palco vestito da lottatore del videogioco di Street Fighter in total red, ma pur sempre con le maniche infiocchettate con delle roselline. Il look è Cavalli, per carità. Poteva pure tenerselo, però. Il brano al secondo ascolto migliora e riesce a regalare anche delle emozioni. In ripresa.

Rkomi: voto Brcepsc snghe fum nelle mie vene. Canta con una patata in bocca e con degli inguardabili guanti alle mani. Al secondo ascolto la canzone non è male. Ha qualcosa di famigliare: per forza, è il clone di "90 Min" di Salmo. Wannabe.

Mahmood e Blanco: voto Giubileo. Consegnate a questi due le chiavi di Sanremo e dell'Eurovision. "Ti vorrei amare ma sbaglio sempre, mi vengono i brividi". E' evidente che questa canzone è di un altro pianeta, che loro sono di un altro pianeta rispetto a chessò... un nome a caso: inizia per A e finisce per na Mena. Su Spotify il brano rende meglio rispetto alla diretta, ma loro sono incredibili anche sul palco: gli occhi sono tutti per loro. Devono rappresentare l'Italia in Europa. Magari se riuscissero a vestirli meglio, magari con le taglie giuste...

Gianni Morandi: voto Bravo, ma la standing ovation è troppo. Evidentemente le poltroncine dell'Ariston sono scomode, visto che il pubblico è in piedi ogni due minuti e per chiunque. Capisco il tributo, ma il troppo sa di presa in giro. Gianni è perfetto nella parte, va detto. E ha un'energia invidiabile. Tanto che tutti ballano. 

Tananai: voto Karaoke. Che carino: un giovane sul palco di Sanremo. Peccato che assomigli sin troppo a Rocco Casalino. Ma non è del tutto colpa sua. Giacca e pantaloni a cui hanno sbagliato candeggio sono invece una colpa evidente. Bella occasione, senza dubbio, quella di Sanremo. Peccato che sia stato mandato allo sbando. E che qualcuno gli abbia detto "Oh ma sei intonato". "Baby ritorna da me, metti via quella pistola". Se canti così, la incoraggio io a usarla. 

Cesare Cremonini: voto Bono come il pane. Bello, bravo, vestito bene, canzoni strepitose. E' l'ospite che attendevamo. E' l'ospite che ci fa dimenticare l'esistenza in gara di Ana Mena. E' l'ospite che vorremmo anche se stona un po' come stasera. Perché lo spettacolo che offre apre il cuore - e nel pubblico femminile anche molto altro - e fa cantare a squarciagola. Grazie Cesarino, 10 e lode. Anzi e Lodi, proprio tutta una città ti dobbiamo. 

Elisa: voto Celestiale. La Galadriel di Monfalcone ci conduce per mano nel mondo del Signore degli Anelli con una voce che sembra creata da altri mondi. Sul palco ha la sicurezza di chi, grazie a Dio, canta da decenni e lo fa in modo impeccabile. Elisa è la cantante che non stona neanche sotto la doccia, con il sapone negli occhi e con una scheggia in un dito. Meriterebbe di rappresentare l'Italia anche all'Eurovision delle Galassie. Facciamo così: mandiamola all'Eurovision di Torino in gara giusto per forma, tanto sappiamo che lei appartiene a un a categoria oltre tutti, almeno possiamo riascoltarla più volte.

Drusilla Foer: voto Sempre e per sempre, vi prego. Bella, elegante, intelligente, raffinata: rivoluzionaria senza pretendere di esserlo. Gianluca Gori, in arte Drusilla Foer, è il primo co-conduttore "en travesti" della storia del Festival della canzone italiana e francamente non potevamo chiedere nè immaginare di meglio. Diamole qualsiasi cosa da condurre. Lei lo merita davvero.

Gaia: voto Riascoltata un anno dopo non è male. Certo farla esibire poco prima di mezzanotte non aiuta a tenere alto il coinvolgimento. Aiuta inveece il vestito da "piumino per la cipria" di Orietta Berti. Ma Orietta, si sa, appartiene a un'altra categoria.

La rappresentante di lista: voto Altra galassia. Il look è sempre qualcosa di indefinito e indefinibile, molto post punk anni Ottanta come ben afferma una componente del mio Gruppo d'ascolto. Poi iniziano a cantare loro e a ballare noi. E sono perfetti. Ti ritrovi a muovere qualsiasi arto e muscolo. Sono potenti, diretti, immediati e hanno talento da vendere. Ribadisco: fateli arrivare sotto il podio e vi mando Selvaggia Lucarelli che moralizza su ogni argomento a svegliarvi la mattina. 

Elisabetta Canalis che pubblicizza "La mia Liguria". Voto: MA SEI SARDAAAAAAAAA

Iva Zanicchi: voto Per il gusto di qualcosa di diverso. Ditemi che ai suoi "Voglio amarti" non avete risposto con Aleandro Baldi e Francesca Alotta. Parte bassa e un forse un po' timorosa, poi si riscatta e alla fine se la gode. E non manca di far fare punti ai concorrenti del Fantasanremo che l'hanno scelta per la loro squadra. A 82 anni arrivarci ad essere come Iva. 

Achille Lauro: voto Tutto questo è noia. Performance sobria. Stavolta si è messo il giubbotto, ora della finale forse indosserà anche le scarpe. Canta e rende finalmente ascoltabile questa che è anche una bella canzone. Uguale a tutte le altre canzoni di Achille Lauro. E alla fine ecco il solito finto colpo di scena del performer: si slaccia camicia e pantaloni e infila la mano. Oh che scandalo. Nel 1965. Oggi anche basta. E' più stucchevole dello stucco. 

Matteo Romano: voto 6.5. E' carino e coccoloso come i pinguini di Madagascar. E tutto sommato il ritmo è contagioso. E' il migliore dei giovani in gara.

Ana Mena: voto Se iluminaba. Neanche la versione italiana, proprio quella spagnola perché Ana è lá che deve stare. In un’estate, in Spagna. Lontana, lontanissima dal Festival della musica italiana. Non è razzismo, è realismo. Ana Mena sta riuscendo a rovinare in un colpo solo un’esibizione al Festival e la scommessa di chi aveva puntato su Iva Zanicchi all’ultimo posto. Perché è chiaro che Ana dal fondo della classifica non la toglie neanche un argano a motore (cit. Daniele Silvestri che mai nella vita andrebbe accostato alla pochezza musicale di Ana “hola hola hola, vo a dormire nell’aiola (visto che meta cit.?)” Mena). C’è chi sostiene che il ritornello sia un plagio di “Amandoti” di Gianna Nannini. Magari. Invece l’intro ricorda solo “Where I’m headed” di Lene Marlin. Ma poi sprofonda nel Castello delle cerimonie della famiglia Polese. Passami la porchetta.

Sangiovanni: voto Sempre più Piccolo Lucio. "A me me piace a Nutella, o gelato ca panna": più ascolto "Farfalle" e più risento nel ritornello il tormentone YouTube napoletano di qualche anno fa. Però funziona, sia chiaro. E' un tormentone che ci porteremo dietro fino all'estate. Speriamo che invece Sangiovanni si libera di chi lo concia così a livello di look il prima possibile.

Emma Marrone: voto Me la metto come sveglia. Anzi no, altrimenti mi sveglio già nervosa. Le urla all'una di notte le tollero solo se l'Italia vince gli Europei. Quindi capirete bene come le sue siano immotivate. L'attacco ricorda a tratti "Lui è pazzo di lei" di Biagio Antonacci. Poi i toni si alzano e diventa un brano da mercato. Del pesce. Quello in cui si urla. Bella canzone senza dubbio, ma un pelo meno non guasterebbe.

Yuman: voto 6. Mi fanno notare che il brano è molto in stile Alex Britti. Purtroppo senza Alex Britti. Canzone carina, però, sia chiaro. Troppo Sanremo vecchio stampo per poter dare una possibilità a questo ragazzo. Che ha una gran voce e urla. Anche lui.

Le Vibrazioni: voto Ectoplasmi. Inizia che temi che esca Emma urlando "Cercavo amore e ho creduto fossi te". Poi ti ricordi che purtroppo Vessicchio è ancora assente e allora ti rassegni ad ascoltare Sarcina. Che, come i suoi predecessori, ha deciso di svegliarci. Ma dove sono finite Le Vibrazioni? Peccato davvero.

Giovanni Truppi: voto Almeno mangia, povero figlio. Tuo padre, tua madre e Lucia sono le uniche tre persone che ricorderanno questa canzone. E solo perché obbligate da vincoli di parentela. Partecipare a una manifestazione nazionalpopolare e fare i pesantoni a tutti i costi equivale ad andare a una festa e continuare a chiedere quando finisce. Sabbia nel letto. Due parole sul look: mai più. Proprio due.

Noemi: voto Signora. Cantare dopo il castigo Truppi è un castigo a sua volta. Di certo, peggio non si può fare. Se poi sei Noemi, ci fai chiudere in bellezza. Il suo vestito osa molto mettendo in mostra la pancia. Piatta. Piattissima. Che fa riporre a tutte noi lo spuntino notturno nel frigorifero. E poi canta. E capisci di non aver atteso l'una e mezza invano. Ci sono troppi galli nel pollaio di questo Festival e quindi non potrà neanche mai arrivare al podio, però Noemi è una garanzia.

Beppe Vessicchio: voto Scampoli d'assenza. Dove sei, Beppe? Perché non ci chiami, Beppe? Beppe, come stai? Cosa ti abbiamo fatto, Beppe, per meritare un silenzio così lungo e assordante? Beppe, lo sai che senza di te non è Sanremo. Senza di te è solo Remo, sei tu che ci mandi in Paradiso. Beppe, torna.

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