Pagelle Sanremo 2022, i voti della prima serata del Festival

Trionfano Mahmood e Blanco, fra i favoriti per la vittoria finale

Mahmood e Blanco a Sanremo (Ansa)

Mahmood e Blanco a Sanremo (Ansa)

Emozioni, brividi, risate e tanta musica alla prima serata del Festival di Sanremo. Una prima serata con pochi scossoni, ma che comunque ha regalato un grande spettacolo. Ed ecco le pagelle, ironiche come da tradizione, della prima serata del Festival di Sanremo 2022.

Achille Lauro: voto 5. Il teatrino è sempre lo stesso: cerca di essere blasfemo, ma risulta ripetitivo. Il look è inesistente: torso nudo e un paio di pantaloni. Come sempre è un susseguirsi di "Oh", "Oh no", "Ehi". E il finto battesimo finale non ha sconvolto neppure la mia gatta, che è passata davanti alla tv stiracchiandosi durante l'esibizione di Achille Lauro. Niente di nuovo. Ma proprio niente. Neanche il ritornello della canzone, che ricorda molto da vicino "Giulia" di Gianni Togni (un brano nuovo nuovo eh?), solo un po' velocizzata.

Yuman: voto 4. Ha il volto di Peppino di Capri, la voce di Claudio Baglioni, non da giovane ma proprio di adesso, e la fisicità di Mario Biondi. E meno male che dovrebbe essere un artista emergente essendo stato uno dei vincitori di Sanremo Giovani. Il brano si fa dimenticare dopo un paio di minuti. E' giovane, per fortuna ha tutto il tempo di trovare la propria strada.

Noemi: voto  7. L'abito è delizioso, ma il colore fa a pugni con quello dei capelli e la rende una sorta di Casper con i capelli arancioni. Questo non le impedisce di portare in gara una vera canzone bomba. Autori Mahmood e Dardust, praticamente Noemi si veste da Elodie e la interpreta alla perfezione. Non sono i termpi di "Sono solo parole", purtroppo, ma anche stavolta Noemi è una garanzia. Brava.

Gianni Morandi: voto Fatti mandare dalla mamma."Stai andando forte, apri tutte le porte"... comprese quelle dei musicarelli degli anni Sessanta. Perché il suo brano arriva proprio da lì, ovvero dall'atmosfera dei musicarelli. Difficile pensarlo nel 2022 con questo brano e a quest'età. Fuori dal tempo, ma lui può permetterselo. Inossidabile.

La rappresentante di lista: voto Deve essere il loro anno. Il look è quello che è, ma loro sono una vera bomba. La voce di Veronica Lucchesi ti fa ringraziare di avere l'udito, la canzone è ti si appiccica e per fortuna ti lascia solo quando arrivano Mahmood e Blanco. Non si discute: se non arrivano fra i primi cinque costringo Paolo Brosio a vaccinarsi contro il Covid. E intendo tutte e tre le dosi. 

Michele Bravi: voto 6. Fa il Michele Bravi e quindi il compito è ben eseguito. Sale sul palco vestito da Edward Mani di Forbice ma con dei fiori al posto delle forbici e con un'acconciatura da zia Mariuccia. Canta sussurrando a tratti in un'esibizione condizionata dall'emozione. Serve però un po' più di brio, altrimenti non se ne esce. Dai che ce la fai.

Massimo Ranieri: voto Perdere. Amore, voce, occasione di portare una canzone attuale. Il suo è un brano che persino Amedeo Minghi riterrebbe noioso. Fuori epoca, ma anche fuori luogo visto che le note gli passano davanti ma lui non sempre riesce a beccarle. Insomma, abbastanza uno sfacelo. Spiace per la sua carriera, ma bisogna saper scegliere. Da non riascoltare.

Mahmood e Blanco: voto Brividi. Sono due uomini che duettano su una canzone d'amore a Sanremo e già sono rivoluzione. Sono belli. Sono bravi e sono complementari. Quella che si ascolta quando si esibiscono loro è una vera canzone. Di quelle che ci stavamo disabituando ad ascoltare. Se non arrivano almeno sul podio del Festival mi incateno a un termosifone gelido da qui alla primavera. Con tanto di finestra spalancata e spifferi sulla cervicale. 

Ana Mena: voto "Ciao 2021". La sua canzone è un mix fra "Amami amami" di Mina e Adriano Celentano e "Nu matrimonio napulitano" del Castello delle cerimonie. Un mix che teletrasporta la mente a "Ciao 2021" la parodia russa del Capodanno italiano. Se proprio proprio si doveva dare un posto a una personalità straniera, tanto valeva far cantare Ibrahimovic e buttarla in caciara coi balli balcanici. 

Rkomi: voto Clone. E' chiaramente arrivato a Sanremo pensando di partecipare alle selezioni per il quinto Maneskin. Ma non ci sono selezioni del genere. Allora, senza dismettere la tuta da moto, si propone come Sangiovanni ma più duro e incattivito. Insomma, non si capisce chi sia. Già visto.

Dargen D'Amico: voto 4.5. Vorrebbe essere un mix fra Willie Peyote, Stato Sociale, Pinguini Tatticini Nucleari e Simone Cristicchi. Ne esce solo una brutta copia di Tricarico. Peraltro immotivatamente esagitata. Dispiace, perché essendo lui evidentemente la quota "indie" avrebbe potuto fare molto di più. Ma si appiattisce e alla fine risulta monodimensionale. 

Giusy Ferreri: voto 6. Inizia credendosi Mannarino. Poi si ricorda di essere Giusy Ferreri e, in un'atmosfera in stile "Makari", ci regala un brano godibile perlomeno in una sala da ballo. Non è a livello delle sue altre partecipazionio a Sanremo, ma in una scala da Ana Mena a 10 la sufficienza la merita.

Maneskin: voto "In gara sempre". Belli, bravi, energici, emozionanti. E poi Damiano "il duro dal cuore di panna" si commuove pure. Alla faccia di chi sostiene che i Maneskin siano una band costruita a tavolino. Se è così, dateci tanti tavolini del genere. Anzi no, come mi ha detto stasera qualcuno: vanno tenuti unici. E valorizzati. Più bella cosa non c'è.

Ornella Muti: voto 3. Un cartonato avrebbe dato maggior spessore al suo ruolo. Anche se lei a tratti è sembrata essere un cartonato. La verve stasera l'ha lasciata a casa. E' stata una grandissima attrice e questo non si discute. Avrebbe potuto di essere anche una valida conduttrice, ma evidentemente di voglia ne aveva poca. Occasione persa. 

Amadeus voto 8. Inizia la serata con un tasso di emozione altissimo, ma si prende praticamente subito il palco ed entra nelle case degli italiani come il vicino che accogli con una crostata e una bottiglia di vino. E' uno di famiglia e lo dimostra con modi garbati e senza essere mai sguaiato. Si diverte sul serio quando entra in scena Fiorello e questo lo rende ulteriormente genuino.

Fiorello: voto 8. E' quello di cui ha bisogno il Festival di Sanremo. Non sono battute che scatenano sempre risate a crepapelle, ma fa spesso sorridere. Il che aggiunge quell'ingrediente che ha reso le ultime edizioni della kermesse davvero godibile. Se diventasse un concorrente di Lol probabilmente uscirebbe dopo mezzo minuto perché lui stesso ha la risata contagiosa. Ma è esattamente quello di cui tutti abbiamo bisogno. Imprescindibile.

LE FOTO DELLA PRIMA SERATA