Romina Falconi, dal centro di ascolto a Rottocalco: "Così do voce ai peccatori"

Il progetto innovativo della cantautrice di "Magari muori" e "La suora": una rivista per ogni singolo

Il nuovo singolo di Romina Falconi, "La suora"

Il nuovo singolo di Romina Falconi, "La suora"

"Magari muori", hit estiva del 2019 realizzata in collaborazione con Taffo funeral service, ma Romina Falconi è da tempo una "solida realtà" del mondo musicale per dirla alla maniera di un noto spot televisivo. Un senso dell'umorismo fuori dal comune - "A Torpignattara ridiamo di tutto, anche delle peggiori disgrazie" - e una profonda conoscenza dell'animo umano, oltre a una curiosità sconfinata che l'ha sempre portata a leggere e studiare di tutto: Romina Falconi è il simbolo di un pop che non prende troppo sul serio la realtà, ma che si propone invece di analizzarla con serietà. Un pop del genere, inevitabilmente, non è per tutti. Ma nel corso degli anni attorno alla cantautrice romana - "Vivo a Milano da quindici anni, ma il mio dna è rimasto lo stesso" - si è radunata una vera comunità. E ora ecco il nuovo progetto: il Rottocalco.  Come è nata l'idea della casa discografica Freak&Chic? "Quando sei indipendente, ti accorgi che il mondo della musica è un recinto molto piccolo. Nel pop di oggi domina l'idea che tu ti debba amare sempre e che ti debba sentire sempre al top. Ma non è così. Io a volte non mi sento nè bella nè al massimo della forma. Perché dovrei raccontare qualcosa che non mi rispecchia? Così con Immanuel Casto e altri amici abbiamo deciso di metterci in proprio. La dimensione artigianale del nostro lavoro è fondamentale. Mi piace dire che faccio marmellate musicali proprio per l'amore e la cura dei dettagli che accompagnano ogni progetto".

I tuoi inizi sono stati particolari... "Nel 2007 sono stata catapultata dal piano bar al Festival di Sanremo, scelta da Pippo Baudo (tra le Nuove Proposte con il brano "Ama", ndr) e per me è stato uno scossone". E a Sanremo torneresti, magari quest'anno? "Ma magari Amadeus ce casca (ride, ndr). Vorrei provarci, con un brano particolare. Come nel caso di Rottocalco, vorrei portare sul palco qualcosa di mio e che nessuno mi può togliere".

Ecco appunto, Rottocalco. La formula di una vera rivista patinata che accompagna ogni singolo del nuovo album è unica nel suo genere. Come vi è venuta l'idea? "Mi sono sempre sentita diversa rispetto agli altri. Una volta in cui ho capito che questo sarebbe potuto essere un punto di forza ho deciso di continuare a distinguermi e fare qualcosa che nessuno potesse in alcun modo togliermi. Quindi ho deciso di dare voce a una carrellata di personaggi, di peccatori, di persone in qualche modo sbagliate. L'idea è di dar voce a quelli che stanno sbagliando. Ma non potevo fare tutto questo da sola, quindi ho chiamato dei professionisti per affrontare il tema da diversi punti di vista. Ed ecco che è diventato un lavoro corale, siamo diventati quasi un collettivo. Si parte con il brano "La suora" e i temi di tradimento e vendetta". Perché una rivista e non un romanzo? "Ho letto tutta la vita e ho troppo rispetto per i romanzi e per chi li scrive per buttarmi nella mischia. Io sono una groupie di Roland Barthes e Rottocalco vuole essere una sorta di Roland Barthes in versione Sora Lella (ride, ndr)".

Il Rottocalco e i tuoi brani affrontano in modo anche ironico temi importanti della quotidianità di ognuno esattamente come succede nel tuo centro di ascolto. A proposito, come è nata questa avventura? "Abbiamo un canale Telegram che si chiama Rottincuore. E' nato per caso dopo l'idea di pubblicizzare il brano "Le 5 fasi del dolore" in modo non convenzionale: abbiamo mandato un'attrice vestita da sposa in piazza Duomo e in metropolitana. Non faceva altro che piangere, doveva simboleggiare l'abbandono. Abbiamo visto che quasi nessuno osava avvicinarsi, perché il dolore e l'abbandono fanno paura. Subito dopo, mi sono arrivate tantissimi messaggi anche di sconosciuti che si confidavano con me e raccontavano le loro esperienze. Così ho deciso di trasformare i tradizionali firmacopie del nuovo album in incontri in cui la protagonista non ero io, ma i fan che venivano a raccontare i loro problemi". E adesso il centro di ascolto sta aiutando molte persone. "C'è chi nella chat racconta un problema da nulla che però gli ha peggiorato la giornata e chi invece si rivolge al gruppo magari per situazioni familiari o personali molto pesanti. Grazie a un'amica psicologa stiamo aiutando diverse persone ad uscire da un brutto momento e questo mi rende orgogliosa della mia comunità". A proposito di orgoglio, tu e Immanuel Casto sarete il 2 luglio sul palco del Pride di Milano.  "Sono stata cresciuta da una trans, ho imparato a stare sui tacchi soprattutto grazie a lei. Non ho alcuna barriera e credo in questo mondo non debbano esistere barriere fondate sull'orientamento sessuale". Un cantante col quale vorresti duettare? "Sua Tizianità. Tiziano Ferro sarebbe il sogno. Quando mi ha fatto i complimenti per l'album "Biondologia" pensavo a uno scherzo. Non avrei mai immaginato che una divinità come lui potesse ascoltare le mie canzoni. E poi Roberto Casalino. Ho scritto alcune canzoni del nuovo album insieme a lui e ha un talento e una capacità di comunicare che sono fuori dal comune".