Paolo Belli fra il nuovo album e "Ballando con le stelle": "Omaggio ai grandi maestri"

Dopo nove anni torna con la sua band nel mercato discografico con "La musica che ci gira intorno"

Paolo Belli (Foto Mirko Neri)

Paolo Belli (Foto Mirko Neri)

Nove anni dopo. Nove anni dopo "Sangue blues", l'ultimo vero album realizzato in studio, Paolo Belli e i suoi musicisti - attenzione, il cantautore e performer tiene parecchio e puntare il faro anche sui "suoi ragazzi" - tornano con un nuovo album. "La musica che ci gira intorno" è un album di omaggi, una vera gemma in un mondo che troppo spesso vuole urlare per dire la propria. Invece Paolo Belli e la sua band qui reinterpretano grandi classici, danno nuova linfa a dei maestri della musica italiana rivestendoli di un'eleganza unica.

Paolo Belli, cosa l'ha spinta a tornare dopo nove anni con un nuovo disco?  "Sono stato fermo discograficamente per rispetto verso i miei musicisti. "Ballando con le stelle" e "Telethon" mi permettono di fare il lavoro che desideravo e questo lo devo ai miei musicisti. Tornare in studio però come la faccio io e come si faceva una volta merita rispetto e richiede tempo. Per fare un brano ci vogliono almeno 40 giorni, come avveniva una volta. Non abbiamo mai avuto fretta, lo volevamo fare bene. Volevamo fare un lavoro da musicisti. Col lockdown ci siamo fermati tutti e quindi potuto fare di necessità virtù". Quale è il vostro pubblico? "Ai nostri concerti viene tanta gente di tutte le età. Vengono ad ascoltarci anche i giovani hanno voglia di sentire musica che non fa più nessuno".

Come vi siete avvicinati a questi brani? "Abbiamo scelto maestri che hanno firmato pietre miliari della musica internazionale, bisogna mettere grande rispetto. Abbiamo registrato tanti brani, saremmo già a posto anche per il volume 2 (ride, ndr). Abbiamo lasciato fuori molte canzoni, magari in futuro..." La sua è una figura desueta in tv e nel mondo della musica, una figura che ha portato in questi ambienti una vera rivoluzione. Ne è consapevole? "No, rivoluzione non credo. Nasco guardano i varietà, le grandi orchestre. Tullio Ferro, Renzo Arbore, Gorni Kramer. Sono solo uno che continua una certa tradizione, non mi sento però un paladino. I miei predecessori erano crooner, intrattenitori e io ho preso ispirazione da loro".

Cosa direbbe ai giovani che vogliono fare musica oggi? "Per fare certe cose devi studiare tanto, devi fare tanta gavetta, devi essere poco furbo, cioè essere pronto a dividere la "torta" con tanti musicisti, ma anche molto intelligente. I ragazzi di oggi si comportano come se fosse un one shot e quindi vogliono il successo tutto e subito, senza seminare.  Ma la vita è lunga e per far sì che duri devi metterti in discussione, studiare e misurarti con gli altri. Anche prendendo pesci in faccia. È più lunga, ma in questo modo si allunga anche la carriera. Sono 33 che facciamo il mestiere che abbiamo sempre cercato di fare e amato. Il nostro è un mestiere, siamo artigiani, devi studiare sempre. Ci vuole tanta passione e scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo".

A ottobre comincia anche "Ballando con le stelle". Come farete a fare tutto insieme? "Il musicista ha da sempre il dono dell’ ubiquità (ride, ndr). Il musicista nasce precario e quindi siamo abituati a fare più cose contemporaneamente. Di giorno faremo la promozione del disco, di sera saremo in tv e nel mezzo ci sposteremo da un luogo all'altro. Dormire? Troveremo il tempo (ride, ndr)".

A chi dedica questo ritorno discografico? "A mia moglie e a tutte le mogli e compagne dei miei ragazzi. Ai miei ragazzi che condividono con me questo viaggio e a Milly Carlucci, Giorgio Panariello, Fabrizio Frizzi, Carlo Conti e a tutti coloro che quando ho vissuto anni bui mi hanno aiutato. Ultimo, ma è il primo, al pubblico. Mi meraviglio tutte le sere del fatto che ci siano così tante persone che vogliono ascoltarci".