Nek: "Ecco la mia estate normale. Vi racconto trent'anni di carriera"

L’idolo di Sassuolo stasera al Castello di Vigevano in concerto, con le canzoni storiche a fare da fil rouge

Nek

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Vigevano (Pavia) - Un’estate (quasi) normale. Il desiderio di tornare ad una quotidianità pre-pandemica spinge Nek a togliere parentesi e avverbi dall’auspicio che si porta dietro, fin dal titolo, il suo ultimo singolo. "C’è un cielo azzurro e un asfalto rovente, c’è bisogno di te e di un mare di gente, c’è una spiaggia ora deserta, che si riempirà tra poco…" canta, infatti, l’idolo di Sassuolo in quella "Un’estate normale" con cui si presenta in concerto stasera al Castello Sforzesco di Vigevano e venerdì prossimo al Carroponte di Sesto San Giovanni.

Rivederla sul palco dopo l’incidente alla mano sinistra, offesa da una sega circolare, è già un bel risultato. "Dal vivo devo affidarmi ad un chitarrista, Max Elli, ma il contrabbasso riesco a suonarlo io. E mi auguro che la cosa rappresenti il primo passo verso il recupero. Comunque va bene così perché sono cosciente che le conseguenze dell’incidente avrebbero potuto essere molto peggiori".

Perché ha scelto la formula del duo acustico? "Per fare di necessità virtù. La scorsa estate ho tenuto sei concerti chitarra e voce, quindi riprendo lo spirito di quell’esperienza. Siamo in due, ma sembriamo tre perché io, oltre a cantare e a suonare il basso, mi occupo pure della ritmica. La scaletta è cronologica, quindi parte da ‘Take me home, country roads’ di John Denver, il primo brano che ho suonato in vita mia, per arrivare ad ‘Un’estate normale’. Le canzoni sono unite da pensieri, commenti, ricordi, che trasformano il concerto in una specie di storytelling dei miei trent’anni di carriera".

In questa chiave acustica, qual è la rivisitazione che la inorgoglisce di più? "Sicuramente ‘Laura non c’è’, che fa della semplicità un suo cavallo di battaglia. Il prossimo anno quel pezzo compie venticinque anni, superando gli 80 milioni di streaming".

Cosa l’ha colpita della musica che gira in radio? "Innanzitutto ‘Musica leggerissima’ di Colapesce e Dimartino; accattivante, semplice, m’è entrata subito in testa perché ricorda un po’ ‘The horse with no name’ degli America. Mi piacciono pure i Coma_Cose, che non conoscevo e che si sono rivelati una piacevole sorpresa. Con la vittoria di Sanremo, poi, il rock dei Måneskin ha scrollato di dosso alla nostra canzone un po’ di polvere".

Ed ora? "Commenterò su RadioDue i Musica Awards assieme a Carolina Di Domenico e condurrò in tv lo speciale che riassume il meglio delle due puntate. Il rapporto col piccolo schermo non mi dispiace. Anzi, vorrei tanto condurre una trasmissione con l’impatto che aveva un tempo sulla musica dell’estate il Festivalbar. Un nuovo album? Al momento non lo considero una priorità".