Nada a Milano: "Canto come star bene con poco"

L’artista toscana al Circolo Bellezza col nuovo disco. Stavolta senza riferimenti a sua madre: "Ho fatto pace con quella parte della mia vita, ho capito lei e anche me"

Nada Malanima

Nada Malanima

Milano - Nella continua ricerca della sua vibrazione interiore Nada Malanima, per il mondo della canzone semplicemente Nada, s’imbatte nella disciplina yoga che echeggia il suo nome e ci scrive sopra una canzone, presente nel nuovo album “La paura va via da sé se i pensieri brillano”, che presenta stasera all’Arci Bellezza accompagnata da Andrea Mucciarelli alla chitarra, Francesco Chimenti al basso, Franco Pratesi alle tastiere e Luca Cherubini Celli alla batteria.

"Pur non praticandolo, mi ritrovo nella disciplina indiana del nada yoga perché penso che si possa stare bene con poco, non dimenticandoci mai che prima o poi torneremo tutti nel nulla", racconta l’ex “pulcino del Gabbro”, divenuto nella maturità songwriter, scrittrice e attrice di culto, dalla sua casa a Manciano, in Maremma, dove vive col marito musicista Gerry Manzoli, ex bassista dei Camaleonti.

Pure il titolo “La paura va via da sé se i pensieri brillano” ha un sapore un po’ zen.

"Sicuramente un pizzico di spiritualità e di misticismo c’è pure lì. M’è stato fatto notare che il titolo è, forse, un po’ troppo lungo, ma l’ho voluto per la sua aderenza ai tempi. Penso, infatti, che la paura conviva con noi e ci freni negli eccessi allenandoci a sviluppare ogni giorno i pensieri migliori. Un timore positivo, se vogliamo, che non deve mai trasformarsi, però, in ansia o, peggio, in angoscia".

Il verso di un’altra canzone dice «Non si può mai dire che camminando arriverai dove vuoi». Dove non è arrivata?

"La vita è un viaggio continuo e l’importante è cercare di andare scoprire ciò che sta al di là del nostro orizzonte ottico. Insomma, la necessità di tendere verso l’invisibile, onde evitare di restare attaccati alle cose materiali col rischio di venirne travolti".

Questo disco segna pure la fine della sua dipendenza materna. È il primo, infatti, in cui non affronta l’argomento mamma Viviana, che iniziò a soffrire di depressione quando lei era ancora piccola ed è stata la persona che l’ha spinta più di chiunque altra verso il mondo della musica.

"Effettivamente nel precedente album “È un momento difficile, tesoro“ c’era questa canzone, “O madre“ da cui affiorava, però, quasi un perdono. O, quantomeno, il desiderio di capire le dinamiche di relazioni familiari complesse che ci si tira appresso per tutta la vita".

Rapporto travagliato, il vostro, come da lei raccontato nell’autobiografia del 2008 “Il mio cuore umano”, da cui RaiUno ha tratto la fiction “La bambina che non voleva cantare” con Tecla Insolia.

"Forse un pezzo come “O madre“ o una fiction come quella attinta da “Il mio cuore umano“ m’hanno aiutata a fare pace con quella parte della mia vita, a cercare di capire meglio mia madre e, soprattutto, me stessa. Anche se si tratta di processi che necessitano di molto tempo per arrivare a compimento".