Milano, 13 novembre 2011 - Bob & Mark, come certi titoli del cinema americano degli anni Sessanta e Settanta. Giusto quella generazione per cui il primo è il mito angolare del secondo, pur nella distinzione naturale fra una voce e una chitarra. Bob Dylan e Mark Knopfler in tour, domani sera al Forum di Milano, ma separati in concerto. Insieme solo in alcune, poche canzoni. Come è giusto che sia, perché Knopfler porta in giro la sua ultima rilettura di un folk blues che è elettrico quanto basta e sa usare tutti gli strumenti della musica popolare (il basso e il contrabbasso, per esempio).

Dylan è sempre più invece il James Joyce della letteratura rock, vittima e artefice di una continua riscrittura carsica e camaleontica delle sue canzoni. Un minatore alla ricerca di se stesso. Un gatto che evade dalla routine inseguendo la sua coda. Poi accade che quando Dylan canta con Knopfler è costretto a rientrare negli spartiti condivisi, a presentare la carta d’identità, fotografia compresa, della materia in gioco. Solo la voce scava nell’anima del testo profonda, filosofica, verticale, come la chitarra di Knopfler dipana matasse armoniche e melodiche orizzontali.

 

Il quadrante, la bussola perfetta di un sodalizio che, in realtà, parte da lontano. Dal 1973, quando Dylan chiamò il chitarrista e leader dei Dire Straits in «Dylan» e poi in «Slow Train Coming» (1979), «Infidels» (1983), «Down in the Groove» (1988), «Bootleg Series, Vols, 1-3» (1991). I fan di Mark ritorveranno soprattutto la sua carriera solista, pochi Dire Straits, da «Brothers in Arms» e «So far Away».

Dalla scaletta di Padova (09.11.11) vi segnaliamo le parti in comune. «Leopard-Skin Pill-Box Hat» con Bob alle tastiere e Mark alla chitarra. «It Ain’t Me, Babe», dove Bob suona l’armonica, come in «Things Have Changed». «Mississippi» con Bob alle tastiere. Le altre canzoni. «Honest With Me» (Bob alla chitarra), «Tangled Up In Blue» (Bob all’armonica), «The Levee’s Gonna Break», «Desolation Row» e « Highway 61 Revisited» con Bob alle tastiere. «Man In The Long Black Coat» (Bob all’armonica), «Thunder On The Mountain» (Bob alle tastiere). «Ballad Of A Thin Man» (Bob all’armonica), «All Along The Watchtower» con Bob alle tastiere come in «Like A Rolling Stone». Vi ricordo la band. Bob Dylan (chitarre, tastiere, armonica), Tony Garnier (basso), George Recile (batteria), Stu Kimball (chitarre ritmiche), Charlie Sexton (chitarra solista). Quelli del magnifico concerto all’Alcatraz prima dell’estate. Un Mark Knopfler invecchiato, quasi senza capelli, ma in grandissima forma, ci ricorda le radici, dai Byrds a Dylan, i grandi neri del blues. La fluidità melodiosa del suo stile, la libidine bianca del finger picking. Farà «What It Is», «Cleaning My Sun», «Sailing to Philadelphia«, «Privateering», «Song for Sonny Liston».