Sanremo, 14 febbraio 2011 - Vecchioni si nasce, giovani si diventa. Hanno tentato di tirare il professore per la giacca, ma “Cercami ancora amore”, la canzone che Roberto porta al Festival, è qualcosa che va oltre le manifestazioni di piazza, i cortei anti Gelmini, il suo no alle guerre, anche quelle dove i nostri soldati vanno a morire. «Parto da quello che vedo, ma nei cortei scelgo i ragazzi che mettono nei loro cartelli le copertine dei grandi libri. E difendono un libro, un libro vero. Dico no alla guerra ma io amo la Patria e i miei soldati, anche se quel deserto è un porcile. Poi dico che le idee sono come le farfalle e non puoi togliergli le ali... le idee sono voci di madre che credevamo di aver perso, sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo».

 

Un messaggio politico, nel senso civile e appassionato del termine, una difesa della cultura, dei libri e delle idee largamente condivisibile. Se vogliamo vedere nella notte le lucciole e le farfalle ancora volare. Bello è che Vecchioni sia indicato come possibile vincitore (morale?) di questo Sanremo 2011, al via domani sera, contro Emma e i Modà. Che non sono il diavolo e quando parlano magari dicono le stesse cose.

«Mi aveva chiamato Gianni Morandi per Canzonissima - racconta Roberto -. Dai vieni, si canta sei volte e si sta benissimo. Saltata Canzonissima, si è rifatto sotto per Sanremo e io ho pensato: “Se non ora quando”. Ma ci vado con una canzone che posso cantare con passione. Pensa che l’ho scritta a Roma, sulle tende della stanza d’albergo perché non avevo fogli (e mi sono portato le tende a casa...). Ci sono tutte le cose della mia vita, c’è un pensiero politico, la difesa della cultura e di tutto quello che noi abbiamo dentro come voce di madre. Ma l’odio per una parte altra non c’è. Non esiste. Perché le idee sono il contrario dell’odio, sono il confronto, il superamento delle posizioni precostituite. Non è di parte: io sto dalla parte mia e non voglio essere strumentalizzato da nessuno».

Nel disco che rispolvera un canzoniere d’amore solo apparentemente minore, Vecchioni aggiunge due inediti altrettanto potenti. “Mi porterò” fa laicamente i conti con la morte, gioca con lo specchio ritratto di Dorian Gray («sto invecchiando, lo vedo»). «Mi porterò via gli affetti e i ricordi, i figli come una ferita, tutti i poeti che hanno pianto per amore, il soldatino, tutti i cavalli che hanno perso per un niente. Ti porterò e ti terrò dove sarò e non sarò. Voglio portare nell’aldilà le cose più belle dell’al di qua». Poi c’è “La casa delle farfalle”, in mezzo al vento. Un soldato che sta per morire pensa all’infanzia, alla madre, alla sua casa. «Parla del mio rapporto con lei, delle vacanze in Val D’Aosta, a Saint Vincent, inseguendo le farfalle nei prati. Senza far loro, mai, del male. E’ l’immagine dello star bene, la metafora dell’ecosistema morale. Le farfalle non possono vivere dove si spara e anche la nostra vita sta diventando una guerra».

Poi c’è “Il bene di luglio”, scritto nel 1963, un piccolo diverimento. “Lontano lontano” di Tenco lo canto il giovedì e gli archi sono di Vessicchio. “L’Hotel Supramonte” l’ho rifatta con Lucio Fabbri. “Dentro gli occhi” è con Ornella Vanoni, “Il nostro amore” con Dolcenera. “Love Song” solo per voce e piano”». L’amore.