Processo Depp contro Heard, come va a finire? Su cosa deve decidere la giuria

I legali di "Jack Sparrow": "Johnny rivuole indietro la sua vita". Quelli dell'ex moglie Amber: "Se gli credete siete suoi complici". La parola ai giurati

Johnny Depp e Amber Heard

Johnny Depp e Amber Heard

E' arrivato alle battute finali il processo a Fairfax, in Virginia, che vede contrapposti il divo in disarmo Johnny Depp e l'ex moglie Amber Heard: lui le ha fatto causa per diffamazione per 50 milioni di dollari, lei lo ha controquerelato per 100 milioni. Sul piatto, per entrambi, il rischio che le rispettive carriere - una da megastar di Hollywood, l'altra da attrice emergente - siano al capolinea. L'affresco del loro matrimonio, concluso nel 2017, emerso nel corso del lungo dibattimento è da incubo, indipendentemente da chi abbia ragione. Accuse reciproche di violenze fisiche e psicologiche e di infamie a colpi di social e non solo hanno messo a repentaglio la loro immagine. D'altra parte tutto nasce da un articolo che Heard scrisse per il Washington Post in cui si diceva una sopravvissuta ad abusi domestici. Depp senza che il suo nome venisse fatto si è riconosciuto. Di certo la sua carriera e il franchise con Disney de "I pirati dei Caraibi" hanno subito uno stop. Lei lamenta che la potenza dei sostenitori di Depp l'ha messa in ridcolo e di venire "minacciata ogni giorno". Nel giorno delle deduzioni conclusive dei rispettivi legali, in un tribunale assediato dai fan e dai curiosi, il veleno ha continuato a scorrere.

La versione di Johnny

Johnny Depp "rivuole indietro la sua vita" che "è stata rovinata" dalle accuse di violenza domestica dell'ex moglie. Lo ha detto Camille Vasquez, l'avvocatessa che rappresenta la star. Nell'argomentazione finale del team legale, Vasquez ha detto che il processo ha dimostrato che è stata Amber a perpetrare "abusi" e Johnny la vittima della violenza domestica. Nel processo, ha rimarcato Vasquez, si decidono "il buon nome" e "la vita" di Depp. "C'è una persona che ha commesso abusi in quest'aula, ma non è Depp. E c'è una vittima di violenza domestica, ma non è Heard", ha detto l'avvocatessa ricordando che proprio il 27 maggio, ma del 2016, Amber aveva "falsamente accusato" Johnny chiedendo un ordine che impedisse a lui di avvicinarla. Per un altro legale del team Depp, Ben Chew,  Johnny,  crede nel movimento #MeToo quando difende "le vere sopravvissute agli abusi", ma Amber non è "una vera vittima" e l'attore "non è uno che commette abusi", tanto che "nessuna donna, prima di Amber Heard, ha mai affermato che Depp ha alzato un dito contro di lei nei 58 anni della sua vita". Non a caso nei giorni scorsi a favore di Depp ha testimoniato anche una sua celeberrima ex, la supermodella Kate Moss.

Riguardo all'articolo del Washington Post al centro della vicenda, Chew ha argomentato che l'articolo "era ovviamente sull'attore", anche se non se ne faceva il nome. Un responsabile della Aclu, l'associazione per i diritti civili che aveva assistito la Heard nella stesura dell'articolo, "ha testimoniato che il nome di Depp c'era e che fu tolto in extremis prima della pubblicazione", ha sottolineato l'avvocato. Johnny non cera, per Chew, né soldi né vendetta ma vuole "essere liberato dalla prigione dove ha vissuto per gli ultimi sei anni".

La versione di Amber

Opposte, ovviamente, le conclusioni degli avvocati di Amber Heard. Per ben Rottenborn Amber aveva il diritto protetto dal Primo Emendamento di discutere pubblicamente la sua vita, quando nell'articolo ha dichiarato di essere "una persona pubblica vittima di violenza domestica". Parole "vere" per il legale e la Costituzione protegge il diritto  di usarle: "Non potete proteggere il Primo Emendamento e trovarlo a favore di Johnny Depp". L'avvocato ha poi sostenuto che se Johnny ha usato violenza contro Amber "anche una sola volta", l'attrice ha vinto: "E non parliamo solo di abuso fisico, ma anche di violenze emotive, psicologiche, finanziarie e sessuali".

L'odio social

"Se credete a Depp diventate complici della sua violenza", ha detto l'avvocato sostenendo che quando Depp sostiene di non essere un violento, le sue parole "mandano un messaggio a tutte le vittime di violenza domestica in tutto il mondo".

La parola ai giurati

Perché Johnny Depp vinca la causa contro l'ex moglie, i giurati del processo  devono concordare che l'attrice agì con la consapevolezza che affermava il falso o con disprezzo della verità. A sua volta, per raggiungere un verdetto favorevole a Amber la giuria deve determinare che le dichiarazioni di Adam Waldman, l'avvocato di Johnny, furono fatte con malizia come agente di Depp quando definì le accuse "una frode". Sono queste le istruzioni alla giuria della giudice Penney Azcarate che ha anche ha chiesto ai sette uomini e donne riuniti in camera di consiglio di leggere l'articolo di Amber sul Washingon Post senza fermarsi su "una singola parola, frase o immagine", ma nella sua interezza. A causa della delicatezza del caso l'identità dei giurati resterà segreta per un anno, ha stabilito la giudice. Se i giurati non si accorderanno subito su un verdetto unanime, cosa che pare probabile, torneranno a riunirsi da martedì prossimo, dopo il ponte del Memorial Day.