Gabor Lesko: "Io, il rock, Hendrix e pure Ravel"

Intervista all'artista che con un padre direttore d’orchestra e una madre cantante lirica alla Scala aveva un destino segnato.

Gabor Lasko

Gabor Lasko

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Con un padre direttore d’orchestra e una madre cantante lirica alla Scala quello di Gabor Lesko era un destino segnato. Anche se, alla fine, al mondo dei Segovia, degli Yepes e dei Gangi il chitarrista italo-ungherese ha preferito quello del jazz. "Quando attorno ai quattordici anni mio padre Vilmos, magiaro tutto d’un pezzo di Seghedino, m’ha visto accantonare la chitarra classica per imbracciare l’elettrica c’è stato qualche scontro, mentre mia madre Paola s’è subito mostrata più conciliante con le mie inclinazioni” ammette il musicista milanese parlando del retroterra di “Earthway", il progetto fusion che lo vede collaborare con musicisti internazionali come Eric Marienthal al sax soprano, Jimmy Haslip al basso o Dave Weckl alla batteria. "Ho studiato composizione e scrivo colonne sonore, ma la giovinezza l’ho spesa ad inseguire il rock e il mito di Jimi Hendrix, poi ho studiato jazz alla Civica e mi sono perfezionato al Berklee College of Music di Boston". Avvio promettente. "La strada l’ho trovata, però, in California. Sono passato, infatti, al Git di Los Angeles dove ho conosciuto Bill Detko, produttore di Scott Henderson, che nl 2004 mi ha affiancato nel primo disco importante, ‘Just for sensiive people’, che m’ha portato all’attenzione della stampa specializzata. Avevo trent’anni e quello era il mio secondo album. ‘Earthway’ è invece il settimo". Marienthal e Weckl rappresentano metà Elecric Band di Chick Corea. "Marienthal l’ho conosciuto anni fa al Blue Note di Via Borsieri e ha collaborato pure al mio disco precedente assieme ad un altro mostro sacro come il batterista Simon Phillips. In questo mondo certi grandi sono una scuola incredibile". Quali sono oggi i suoi riferimenti musicali? "Steve Vai e Pat Metheny. Ho sempre amato compositori romantici come Ravel o Debussy e credo che Metheny segua un po’ quell’onda, anche se nel campo della fusion di fine anni Duemila. Proprio come il Metheny migliore, in questo disco ho provato a mettere freschezza, energia, e voglia di condividere le mie suggestioni pure con orecchie un po’ meno sofisticate". Cosa ascolta al momento? "Ultimamente mi sono piaciuti molto gli inglesi Lydian Collective, tant’è che ho voluto la loro batterista Sophie Alloway pure in un paio di pezzi del mio album".