Paisà got Soul: l'omaggio all'Italia pop che voleva fare l'americana con stile

Nella compilation della Four Flies records i brani di una stagione fertile eppure dimenticata del panorama musicale tricolore

Dici soul o funk e subito pensi a panorami Usa. Come Detroit, la Motor city in cui germogliarono le melodie cristalline della Motown o New York e la sua giungla urbana anni '70, teatro delle scorribande dei giovani working class  malati di "febbre del sabato sera".  Lo stesso vale per lo yacht rock, quel sound levigato quanto sfaccettato, diffusosi a partire dalla California nella metà degli anni '70. Un pop screziato di tinte black, spesso bollato come musica - troppo - leggera, eppure ricco di spunti e ispirazioni.

Lo scenario, anche nell'immaginario collettivo, sembrerebbe radicarsi pienamente solo in terra americana. E invece anche in Italia, da metà anni '70 in poi, produttori e autori illuminati portarono nel pop tricolore i ritmi e le suggestioni intercettate attraverso dischi di importazione o sulle onde corte delle radio libere. Questa ventata d'aria nuova rinfrescò i nomi di big della scena musicale italiana - Peppino Di Capri, Mario Lavezzi - così come protagonisti oggi dimenticati. Four Flies, rampante label romana nata nel 2015, riaccende un cono di luce su quel periodo con la compilation "Paisà got soul" (cd o doppio lp), in uscita venerdì 10 giugno.

La copertina di Paisà got Soul (Four Flies)
La copertina di Paisà got Soul (Four Flies)

La scaletta è stata curata da David Nerattini; giornalista, collezionista e produttore (oltre che batterista della band romana La Batteria che rivistò la colonna sonora realizzata dal maestro Detto Mariano per il cult "Amore tossico" di Claudio Caligari), con il supporto di Pierpaolo De Sanctis, recuperando 45 giri ed lp da discografie sterminate così come da smilze bacheche di one hit wonder. Saltellando fra i solchi dei due dischi è possibile cogliere la varietà di influenze e stili che innervarono quella new wave in salsa tricolore. Dalle incursione nel philly sound di un sorprendente Peppino Di Capri alla versione della hit di Loredana Bertè "In alto mare" interpretata dal suo autore Mario Lavezzi, che spinge di un'energia nuova un brano già nella storia della nostra musica. Toccano nel vivo il piano dell'italiobrasiliano Jim Porto in "Smettila", cocktail che mescola echi bossa a un tappeto modern soul anni '80 così come l'angolosa "Ti ricordi Vienna" di Gino d'Eliso, crossover fra funk e Ultravox. Riempie la pista "Non andar via" di Franco Camassa, gioiellino disco concepito a Barletta che avrebbe potuto infiammare i muri del Paradise Garage, storico club di New York. E che dire del jazz funk spaziale di Massimo Stella con la sua "C'è una donna sola", trascinata da un basso rimbalzante?

Questi e tutti gli altri brani vanno a comporre un affresco caleidoscopico, incorniciato dalla splendida foto di copertina di Claude Nori, in cui è immortalato lo scorcio di una spiaggia del litorale italiano. Un'immagine che evoca felicemente "un periodo di ritmi delicati, amori estivi e dolci evasioni", come si legge nelle note di presentazione.