Ermal Meta: io, tra le canzoni dell’estate

L’ultimo atto del Wind Summer Festival da piazza Duomo a Rho

Ermal Meta tra i fan (LaPresse)

Ermal Meta tra i fan (LaPresse)

Rho, 11 settembre 2018 - Ilary Blasi, Daniele Battaglia e Rudy Zerbi sono pronti ad approdare a Rho per la finalissima del Wind Summer Festival, che quest’anno lascia Piazza Duomo per spostarsi al Parco Experience con uno stuolo di pesi massimi dell’estate canora 2018 che va da Luca Carboni a Loredana Bertè e i Boomdabash, da Fabio Rovazzi a Giusy Ferreri con Takagi & Ketra, ad Emma, ad Alvaro Soler, a Bob Sinclar e tutti gli altri in diretta domenica prossima a partire dalle 20.30 su Canale 5 e sulle frequenze di Radio 105. Fra i protagonisti più attesi c’è pure Ermal Meta, reduce da un tour all’insegna del sold-out, con epilogo al Centro Congressi di Lugano il 4 ottobre, che lo tiene sulla strada ormai da mesi.

Lei che in Piazza Duomo ci ha cantato, con che animo trasloca negli ampi spazi di Rho sulle orme di Eminem, Pearl Jam e Imagine Dragons?

«L’importante è che ci sia l’energia della gente. Certo, Piazza Duomo è una cornice unica, bellissima, ma nel momento in cui ti trovi davanti decine di migliaia di persone l’energia puoi stare sicuro che non cambia».

Anche perché, al di là delle cifre che circolano sulla capienza di Piazza Duomo in certe occasioni, al Parco Experience di pubblico ce ne sta molto di più. E poi, di questi tempi, per grandi concentrazioni di pubblico come il “WSF”, l’ex Area Expò è certamente un luogo più sicuro delle piazze.

«Inutile nasconderselo, ma in certe manifestazioni in sottofondo quel tipo di pensiero c’è. L’importante è prendere le dovute cautele e non farsi condizionare, altrimenti parte della gioia se ne va. E poi ciascuno la vive a suo modo; in me, ad esempio, quel pensiero ogni tanto si affaccia, ma poi ci pensa la musica a trasportarci tutti altrove».

Cosa che nel caso suo vale doppio, visto il peso che una canzone come “Non mi avete fatto niente” continua ad avere sulle coscienze della gente. Sette mesi dopo Sanremo con che spirito la canta?

«Per me e Fabrizio Moro lo spirito è sempre lo stesso. Quel pezzo porta, infatti, con sé un messaggio importantissimo che è stato recepito non solo dal pubblico italiano, ma pure da quello estero grazie all’Eurovision, come testimoniano le mail di supporto che continuano ad arrivarci. Se al televoto europeo siamo arrivati terzi, vuol dire che il messaggio è andato ben al di là di quanto pensassimo».

I proventi del pezzo andranno ad Emergency.

«Assolutamente sì. Prima di andare a Sanremo con Moro ci siamo resi conto che quella raccontata dal pezzo non era una storia personale mio o sua, ma di tutti. E che sarebbe stato giusto utilizzane i proventi per aiutare chi le azioni di guerra di quel tipo le vive sulla sua pelle, in particolare i bambini. Il primo pensiero è andato ad Emergency e li abbiamo contattati».

Concretamente cosa farete?

«Ci vorrà un anno, un anno e mezzo, per ricevere dalla Siae i proventi dei diritti d’autore del pezzo e, nel momento in cui saranno nella nostra disponibilità, li gireremo ad Emergency. Dopo aver deciso con Gino Strada la loro destinazione, magari per la costruzione di un ospedale da campo o per l’acquisto di attrezzature mediche».

Il famoso tour a due con Moro lo metterete in strada?

«Vedremo. Anche se costruire un tour su una sola canzone assieme mi sembra un po’ strano, sarebbe meglio, forse, incidere un intero disco a due e poi portare quelle canzoni alla gente».

È ancora convinto di trascorrere un 2019 sabbatico?

«Mah, non voglio mollare tutto. Dopo tre anni di dischi e concerti, voglio solo andare in vacanza».