Seta, nuovo singolo e disco 'senza nome' di Elisa: "I miei album sono figli del tempo"

Intervista a Elisa Toffoli dopo l'uscita del singolo Seta giocato sui temi della donna e dell’ambiente. "Sanremo? Non ho deciso"

Elisa

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Milano - Prove tecniche di Elisa. Non ha ancora un titolo, ma una fisionomia delineata sì il nuovo album di miss Toffoli, preannunciato ieri dal singolo "Seta" accompagnato dal relativo video sulla forza del mondo femminile interpretato da Angela Curri. Uscita non casuale, visto che proprio oggi è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Lei ne parla nell’intimità di un’ex casa cantoniera di fine Ottocento sul Naviglio Pavese trasformata in ristorante chic, lasciando andare pure qualche pezzo, ancora in lavorazione, ma già capace di evocare le tante anime di questa nuova fatica discografica. E di farlo all’interno di un album doppio, bilingue e bifronte, con due repertori diversi in bilico tra ballad ed elettrodance, per conciliare la melodica romantica di "Luce (tramonti a Nord Est)" con la sognatrice anglofona di "Labyrinth".

Elisa, cosa c’è nel cantiere di questo suo undicesimo album in studio?

"Ci sono 33 canzoni, che vorrei scremare a 26-28 e poi radunarle in due dischi speculari; uno cantato in italiano, melodico e d’impronta intimista, l’altro tutto in inglese, più omogeneo e dalla spiccata attitudine Motown. Non per niente da bambina Aretha Franklin, Etta James, Otis Redding erano i cantanti che ascoltavo di più assieme ai Beatles. E questo si sente".

Tanta varietà non è un problema.

"Per me che a 15 anni facevo i cori gospel, suonavo il basso in una punk band e il piano in un gruppo swing, ma a casa ascoltavo tanto rock, direi proprio di no".

I pezzi li ha scritti tutti in questi mesi o c’è qualcosa di antecedente?

"Il tempo è uno scherzo e non bisogna dargli troppo retta. Ci sono pure canzoni scritte prima di ‘On’, il mio album di cinque anni fa. Quindi si può dire che questo nuovo album è figlio di quello, ma pure il contrario. Dopo aver reinterpretato, durante il lockdown, ‘Shout’ dei Tears for Fears per la colonna sonora della serie tv ‘Romulus’, infatti, ho scritto molto materiale".

Un viaggio senza bussola?

"Durante la composizione del disco, non mi sono preoccupata troppo dell’omogeneità di quel che stavo scrivendo, ma ho lasciato che tutto fluisse nel modo più naturale possibile. Mentre ci lavoro, infatti, mi piace vedere che strada prendono poi le canzoni. Soprattutto all’interno di un progetto ricco come questo, concepito in chiave decisamente meno minimal del predecessore ‘Diari aperti’".

Parliamo del nuovo singolo.

"‘Seta’ è nato due anni fa ‘giocando’ in studio con Davide Petrella e Dardust. Riascoltandolo, l’ho trovato un po’ lontano da quel che faccio di solito e per questo lì per lì ho pensato di darlo ad una collega (sembra, Elodie - ndr), ma poi mi sono resa conto che potevo provarci io. E così è stato. Il brano mette al centro la donna e questo è uno dei temi più forti del disco assieme a quello dell’ambiente".

Ospiti?

"Nell’album ci sono alcuni feat, ma la novità più grossa è data dalla presenza di numerosi autori e producers. Gente come Don Joe, Patrick Warren, Andy 6pm, Michelangelo, Franco 126, Venerus, Mace. La sfida raccolta in questo nuovo lavoro è stata quella di scrivere su dei bit, cosa che non avevo mai fatto prima. Mi ci ero avvicinata un po’ con ‘Togheter’, ad esempio, ma non come ho fatto ora".

Nel toto-nomi di Sanremo c’è pure il suo. Andrà? (risata)

"E chi lo sa? Stiamo lavorando, ma dobbiamo ancora prendere una decisione".