C’è “Una nuova Rosalba in città” /FOTO

La rivoluzione di Arisa: Sanremo, l’ultimo l’album. E ora i live

Arisa (all’anagrafe Rosalba Pippa) nella redazione de Il Giorno

Arisa (all’anagrafe Rosalba Pippa) nella redazione de Il Giorno

Milano, 29 marzo 2019 - Arisa in città. Lungo la strada che la porta questa sera ai Magazzini Generali (e l’11 aprile alla Latteria Molloy di Brescia) l’eroina di “Mi sento bene” è venuta ieri in redazione al Giorno, raccontando il nuovo corso inaugurato sul palco del Festival.

Arisa, perché i club?

«Il nuovo tour è completamente diverso rispetto a quelli del passato. L’album si presta ad atmosfere diverse rispetto a quelle teatrali e poi l’abilità in sede produttiva di Jason Rooney, con cui avevo collaborato già al tempo della “Fragili” con i Club Dogo, e Giuseppe Barbera ha dato un’attualità ancora più mordente a pezzi già molto forti del mio repertorio».

L’ultimo album “Una nuova Rosalba in città” quanto spazio trova nello spettacolo?

«Lo eseguo tutto. Partiamo con “Sincerità”, ma poi viriamo subito in direzione del nuovo album con “Dove non batte il sole” e “Quando c’erano le lire”. Ma cose del passato come “L’amore è un’altra cosa” e “Ho cambiato i piani”, incisa originariamente per il film “Nove lune e mezza” di Michela Andreozzi, assumono una veste sorprendente».

“Amarsi in due”, un altro pezzo dell’album, è la versione formato Malgioglio di “Amar pelos dos”, il brano con cui Salvador Sobral due anni fa ha vinto l’Eurovision.

«È stata una proposta di Caterina Caselli. Ascoltandola, l’ho trovata un capolavoro. Mi porta in una dimensione femminile più adulta, cosa importantissima per una che, come me, soffre della dicotomia tra la donna e il bambino che si porta dentro».

“Mi sento bene” com’è stata accolta dopo Sanremo?

«Qualcuno l’ha recepita come un pezzo da musical, qualche altro come un manifesto di leggerezza e positività, gli addetti ai lavori come un grande esperimento armonico. Purtroppo l’esecuzione ha mancato un po’ di presenza, ma purtroppo ci si ammala. Credo molto nel messaggio di quella canzone e m’interessava dar luce al suo messaggio».

La Carta, Nigiotti, Irama. In gara quest’anno c’erano molti artisti affiorati dai talent show.

«Trovo quella di Federica Carta una delle voci femminili più interessanti del momento. Ha una padronanza dei suoi mezzi, un’intensità e un timbro molto, molto interessante. Se fossi una produttrice, punterei su di lei. Il Festival ha fatto scelte di grande popolarità, puntando su interpreti come me o provenienti dai talent, ma anche più di nicchia come gli Ex Otago dando vita ad un’edizione molto equilibrata».

Cosa può fare Mahmood all’Eurovision?

«Può spaccare. Comunque vada, a Tel Aviv faremo una gran figura. La sua forza? La modernità e l’attualità di un pezzo come ‘Soldi’. Avevo detto a tutti che volevo vincere questo Festival, ma quando ho sentito il pezzo di Mahmood gli ho detto che sarei stata super contenta pure di una sua affermazione. E così è stato. Le canzoni debbono essere, infatti, “spremute di cuore” proprio come la sua».

Il cinema?

«Mi piacerebbe molto fare un film da protagonista. Magari un personaggio sexy alla Uma Thurman. O anche una Monica Vitti diretta da Nanni Moretti».