La sfida dell’olio, ambasciatore del lago

Dopo un anno nero per meteo e cimici si riparte dalla qualità dell’oro verde, che smuove anche il turismo

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di Gianluca Brambilla

Dopo un anno da dimenticare, si ricomincia dalla potatura delle piante.

Proprio in questi mesi, gli olivicoltori della provincia di Lecco si stanno preparando alla nuova stagione delle olive. Un’eccellenza locale che si tramanda di generazione in generazione e che dà vita, ogni autunno, a uno dei prodotti più caratteristici del lago di Como: l’olio extravergine d’oliva.

Complici alcuni eventi meteorologici e l’invasione delle cimici asiatiche, il 2021 è stato un anno nero per i produttori di olio in Lombardia.

"Lo scorso anno abbiamo avuto risultati molto insoddisfacenti dal punto di vista quantitativo – spiega Massimiliano Gaiatto (nella foto), presidente del Consorzio Dop laghi lombardi –. Tutto questo a causa dell’invasione di insetti infestanti e di alcune avversità metereologiche, che in alcune zone hanno quasi azzerato la produzione".

In questo momento gli olivicoltori sono alle prese con la potatura degli ulivi, che stanno ancora uscendo dalla fase di riposo vegetativo. Per avere un’idea di come andrà la raccolta di quest’anno, però, c’è ancora da aspettare.

I segnali più indicativi arriveranno soltanto nei mesi estivi, quando le piante inizieranno a fiorire. Quel che è certo è che anche il 2022, finora, non è iniziato secondo i migliori auspici.

"La stagione corrente parte un po’ svantaggiata, a causa di uno degli inverni più secchi e siccitosi degli ultimi trent’anni – sottolinea Gaiatto –. In genere gli ulivi non amano l’abbondanza d’acqua, ma quest’anno abbiamo sofferto per il problema opposto: la quasi totale mancanza di precipitazioni". Una situazione che conosce bene anche Leonardo Enicanti, titolare del frantoio di Bellano.

"L’ultima annata è stata molto scarica – confessa –. Di sicuro affrontiamo questa nuova stagione con grande entusiasmo e con l’intenzione di recuperare ciò che è andato perso lo scorso anno". Quello di Bellano è l’unico frantoio nella provincia di Lecco e lavora le olive di oltre 400 produttori della zona. "Cerchiamo di essere positivi – continua Elicanti –. Noi punteremo come sempre sulla qualità dell’olio, che è stata certificata in tante occasioni e concorsi sia in Italia che all’estero".

Per quanto gli eventi meteorologici possano ridurre la quantità del raccolto, infatti, finora non hanno mai intaccato la qualità dell’olio, che resta ancora tra i più pregiati del Paese. E che ne ha segnato la storia: fin dal medioevo era ritenuto un prodotto prezioso, entrava pure nella liturgia e nel codice farmaceutico del tempo. Poi nei secoli gli ulivi vennero sostituiti con piante più robuste e la produzione divenne di nicchia.

"La qualità è da sempre la nostra prerogativa – conferma Gaiatto –. Le varietà di ulivi che coltiviamo qui sul lago di Como si comportano in modo diverso rispetto al resto d’Italia. Ed è proprio questo a conferire al nostro olio quell’equilibrio e quell’armonia per cui è conosciuto in tutto il mondo. E che lo rende perfetto per accompagnare ogni genere di pietanza: carne, pesce, verdure e non solo". Al di là della produzione dell’olio, poi, gli ulivi sono diventati ormai uno degli elementi più caratteristici del paesaggio lecchese, tanto da spingere anche il turismo enogastronomico. Da Oliveto che ne richiama il nome a Perledo.

"Il nostro territorio non può prescindere dalla bellezza degli ulivi – sottolinea Gaiatto –. Sempre più persone vengono a visitare il lago di Como non per un semplice consumismo effimero ma per apprezzare i prodotti tipici della zona. In questo senso, credo che l’olio possa essere un vero ambasciatore della bellezza e della qualità della vita sul lago di Como".