La magia del borgo dei proverbi

A Lissolo con gli “Amici del sentiero“, tra saggezza popolare, gnomi sognanti e terapia forestale

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di Simona Ballatore

A Milano si dice che "non tutte le ciambelle escono col buco", qui che "minga de tutt i öev vegn foera ur puresin" (Non da tutte le uova esce il pulcino). La saggezza popolare si intreccia alla vocazione di un territorio legato alle origini contadine e alla natura, a un linguaggio dell’intimità di cui pare di sentire l’eco. Giuseppe Palamini è ripartito da qui, sette anni fa, dando forma al primo sentiero tematico dei proverbi. Un sentiero che oltre a dare un’anima ai boschi di Lissolo, frazione di La Valletta Brianza, porta a riscoprire tutto il borgo: le perle popolari si inseguono civico dopo civico. "Cento erano state raccolte in un libro, Saggezza popolare, da un signore di Casatenovo che purtroppo non c’è più, Sandro Motta, e pubblicate da “Bellavita editore“", racconta il papà del Sentiero. La Valle dell’Adda ha un dialetto tutto suo, lo si riscopre rileggendo i “modi di dire“ in chiave moderna: sono 70, su pannelli di legno di castagno, che guidano per due chilometri in un bagno di natura nel Parco del Curone. Ci sono i disegni del noto illustratore Filippo Brunello e c’è la traduzione in linguaggio braille. "Un mio amico non vedente, Erminio, mi aveva raccontato che c’erano percorsi dedicati a loro, ma non così, pensati per tutti", spiega Palamini, legnamè di professione. Che con la sua motosega ha dato forma agli abitanti del bosco per far sognare i fruitori del sentiero. Ad ogni passo ha trovato compagni di avventura, insieme stanno creando una nuova associazione: “Gli amici del sentiero“. Una balconata verde, a pochi passi dal Tetto Brianzolo, è stata data in comodato d’uso gratuito dall’avvocato Antonio Tola e dalla moglie Cristiana anche per le iniziative e “Come un presepe- la notte dei lumini”, che scalda l’inverno e il Natale. Le suore di clausura hanno donato due manoscritti, oggi in restauro, che tra due vetri e una treccia di olmi citano passi dell’enciclica di Papà Francesco, Laudato si’, accanto al Cantico delle creature di San Francesco. Si passeggia, si sorride ai proverbi più irriverenti ("Quel che cunta l’è de vess bon ma minga trop, se de no te diventet cuion") , si contempla ("Perduningh a quel che sbalìa, perché el sbalìa anca per tì").

"Terapia forestale – sorride Palamini –: il camminare lento nella natura è rilassante e curativo, attiva i cinque sensi sopiti e anche qualcuno in più". Intanto si recupera la tradizione dimenticata e la si trasmette da una generazione all’altra. Anche le figlie di Giuseppe, Rossana e Michela, hanno sposato questa avventura, c’è la maestra Luigia della scuola elementare che coinvolge i più piccoli, con proverbi e lezioni di manualità e fantasia. Ci sono giovani del paese che restano e aprono un caseificio. Nonni, papà e figli che vengono qui per un’escursione che si trasforma in un’occasione per raccontare vite. I bimbi rileggono e azzeccano pure la pronuncia, i saggi regalano ricordi. "Si seminano valori. Ed è un progetto esportabile. Non da tenere per noi, ma da condividere – sottolineano gli Amici del Sentiero –. Perché siamo circondati dal pessimismo, che è contagioso, ma possiamo fare qualcosa per cambiare. Per far capire che ’I durd besügn cìappaì quand passen’". È il proverbio che Palamini ha appeso fuori da casa sua, con l’illustrazione di uno gnomo sognante. Il simbolo. Carpe diem. Le occasioni nella vita sono rare: cogli l’attimo. E mettiti in cammino.