"Io, la Pivetti e il lago nel cuore"

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di Simona Ballatore

Ha prestato il volto e la voce a Irene Pivetti in 1994, serie tivù Sky. Con Ischidados non ha temuto i colori horror calati in terra sarda. E la vedremo presto a teatro con Cafards. Il buio dopo l’alba e pure in “versione videogame“. L’attrice Gledis Cinque, 36 anni, nata e cresciuta a Lecco, è tornata in Italia. Alle spalle cinque anni a Londra, dove ha girato anche la puntata pilota della serie The Secret Life of Actors, ideata da Stella Pecollo, ed è stata sul set di River, serie della Bbc, accanto a Stellan Skarsgård e Lesley Manville. Oltre ad avere fondato un network, Nukba - all’interno del sindacato Equity - per tutelare e valorizzare gli attori non britannici che lavorano in UK.

Si ricomincia da qui. Perché?

"Per una scelta personale e professionale. Per riavvicinarci agli affetti. Perché gli anni del Covid, bloccati su, hanno pesato parecchio. E per rimettere in piedi la mia compagnia teatrale, PaT - Passi Teatrali, che ha sofferto tantissimo in pandemia. Torno in scena con Cafards. Il buio dopo l’alba, primo testo e prima regia di Nick Russo. Slittato due volte nel 2020 e pure adesso ad aprile. Un parto. Ma abbiamo reagito. Debutterà a Roma a metà maggio e sarà a Milano, al Factory32, il 3, 4 e 5 giugno. Seguo la produzione di altri spettacoli: il nostro concorso di drammaturgia under35 ha come premio la messa in scena. Che è cosa rara. Ci crediamo tanto. A luglio porteremo anche “Discorsi Senza Punto Mentre la Verità Ciao” dove sarò aiuto-regista".

Quando ha lavorato a 1994 viveva a Londra. Com’è stato calarsi nei panni della Pivetti?

"Un’esperienza bellissima: lavorare su personaggio esistente non capita spesso. Al provino chiedevano di presentarsi simili a una sua foto degli anni Novanta. Lei aveva questi capelli gonfissimi e io liscissimi, che neanche con la permanente... ho fatto un investimento con una parrucca ed è stato fruttuoso. Pensavano fossero davvero i miei capelli, tanto che al secondo provino, con trucco e parrucco fornito dalla produzione, uno dei casting director non mi ha riconosciuta. Sono i lavori più belli quando ti trasformi anche fisicamente".

Come ha studiato il personaggio?

"Mi hanno mandato un video di lei in Parlamento, ne ho cercati altri, ho letto tantissimo della sua vita per capire come fosse arrivata lì, la sua personalità. Ho lavorato molto sul testo e sulla voce con gli sceneggiatori e l’acting coach".

In cosa l’ha sentita più vicina?

"L’essere donna in un mondo molto maschile, il dover sempre dimostrare un po’ di più. Era giovanissima: quando l’ho girato avevamo la stessa età".

In cosa invece era distante?

"All’apparenza era molto rigida, ma era il ruolo che lo richiedeva".

I film e gli spettacoli che le hanno lasciato più il segno: cosa mette in valigia?

"Sicuramente 1994, che ha segnato una svolta anche nella cura della serialità in Italia, poi sono molto legata a Miriam - il Diario, primo film da protagonista. Con la ragazzina dark de La regola del piombo sono andata anche al Festival di Miami. Ischidados, con gli zombie, è un progetto che porto nel cuore: è un horror italiano fatto davvero bene e gli scenari lontani dalla vita mi attirano, permettono di esplorare qualcosa che non fa parte della quotidianità. E poi House Macbeth a teatro, perché mettersi nei panni di Lady Macbeth è sempre sfidante. Porto con me anche una serie web, Sguinzagliate, per un motivo peculiare".

Ce lo racconta?

"Eravamo tre protagoniste circondate da cagnolini, e io avevo un trauma: mi avevano morso da bambina. Essere in questo set, con cani tutti addestrati e meravigliosi, non solo me l’ha fatto superare. Ne voglio uno".

Com’è recitare per un videogame?

"Ho lavorato per un videogioco AAA della Deep Silver Dambuster. Dal punto di vista attoriale il Motion Capture è fantastico: hai tutti i sensori, lavori molto sul corpo, su di te. Ho interpretato mille personaggi diversi".

Quando tutto ha avuto inizio e ha capito che avrebbe fatto l’attrice?

"Sono stata sempre sul palco sin da piccina con la danza classica a Lecco. La passione per il teatro si è fatta più seria al liceo Grassi, dove era materia curricolare: il prof attore e regista Luca Redaelli era bravissimo. Ho frequentato il quarto anno in Inghilterra, dove non solo avevano una compagnia teatrale all’interno della scuola e la passione è “esplosa“, ma c’è stata la svolta: ero al momento giusto nel posto giusto".

Per il suo primo film.

"La fiera della vanità. Lo porto nel cuore. Lo stavano girando nelle campagne dove studiavo io, serviva una ragazza mora con gli occhi azzurri. Ed eravamo due nella platea bionda. L’altra per loro aveva un look “troppo mediterraneo“ e pensare che italiana ero io mentre lei era inglesissima... Per me è stato un sogno. Poi ho continuato a studiare al Teatro Carcano mentre frequentavo Economia e Management per l’arte e la cultura in Bocconi".

Quanto le manca Lecco?

"Tantissimo. Per me è casa. Quando torno a trovare la mamma faccio sempre la strada più scomoda perché devo passare dal lago. Sono cresciuta lì".

Altro luogo del cuore?

"Un classico: Varenna, dove sono stata sul set per un corto".

L’inquadratura perfetta per un film?

"Da Palazzo delle Paure, con i monti che si incrociano sul lago. Oppure a Pescarenico, con l’isola Viscontea davanti. Salendo più su, lo sguardo dal Castello di Vezio".

Cosa girerebbe?

"Un film in costume. Altro mio sogno. E poi un fantasy. Nel cassetto ho anche un mio cortometraggio da ambientare qui".