Così prepariamo maestranze e posti da cinema

Dall’ultimo set di Albanese, che ha portato un indotto da un milione di euro al territorio, ai progetti per coinvolgere artigiani e attirare turisti

di Simona Ballatore

Il cinema come leva del territorio, oltre il cineturismo “mordi e fuggi“. L’ultimo film di Antonio Albanese ne è l’esempio. "Per il legame speciale del regista con il territorio e per il lavoro che è stato fatto e che ha portato un indotto di un milione e mezzo di euro in un mese e mezzo", conferma Fabio Dadati, presidente di Lariofiere, che ha seguito tutta la parte di logistica e facility management durante le riprese. Pernottamenti, noleggio mezzi per i trasferimenti, ristorazione. Oltre al tema sanitario, che si è affacciato in tempi di Covid: per i tamponi sono state coinvolte le cliniche della zona. E poi, ovviamente, comparse - regolarmente retribuite e con contratto - utilizzo location e sono state ingaggiate maestranze. Che sono pronte e si stanno formando per riuscire a cogliere le potenzialità di questo settore. Lo sviluppo “cinematografico“ del lago di Como e del Lecchese è stato al centro di un incontro anche alla 79esima Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia, con la Camera di Commercio di Como-Lecco e la Fondazione Ente dello Spettacolo.

"Il cinema è importante per due motivi – sottolinea Dadati – perché dà notorietà al territorio attraverso la promozione e l’utilizzo delle location: più il territorio è riconoscibile, più il ritorno è evidente, in termini di grandi produzioni cinematografiche e seriali. Attira Hollywood, le piattaforme streaming. C’è poi l’aspetto dei film italiani, che hanno un valore aggiunto nelle relazioni che si creano con i luoghi e con le persone". Perché se nel primo caso prevale l’aspetto burocratico e logistico, e poi le produzioni si organizzano spesso da sé, nel secondo si coinvolge tutto l’ambiente attorno. "E c’è una valenza sociale importante – continua il presidente di Lariofiere –. Stiamo lavorando con le associazioni di categoria anche per coinvolgere sempre più e preparare gli artigiani del territorio: elettricisti, falegnami, truccatori, parrucchieri, tecnici delle luci. Possono davvero essere fornitori di servizio delle produzioni che arrivano in provincia, senza che queste debbano importarle da Cinecittà. Crei opportunità di lavoro e permetti alle produzioni di risparmiare".

La presenza di Lecco a Venezia è anche per consolidare relazioni, diventare sempre più interlocutori riconosciuti. "E dopo il lavoro fatto con Albanese, ci sono altre due produzioni che stanno valutando il nostro territorio – anticipa Dadati –. Abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto di rilancio tre anni fa, tre anni sono pochi, i risultati si ottengono sul lungo periodo, con costanza e continuità. Evitando di focalizzarsi su “fuochi di paglia“ passeggeri, sulla pubblicità che genera un grande titolo per qualche giorno, ma poi tutti si dimenticano dove il film è stato girato e perché". Si guarda anche il caso-Como, dall’impatto che ebbe Vivere alla presenza di George Clooney, "che non si è limitato a venire ma si è integrato col territorio, lo ha fatto conoscere". Un’altra vetrina importante per la provincia lecchese è data dal Lecco Film Fest. "Dal quale abbiamo imparato tantissimo - ricorda il presidente di Lariofiere -: ci ha messo in contatto con registi, attori, sceneggiatori. Non è una pura rassegna, si vive l’esperienza del cinema da una prospettiva differente. C’è pure il coinvolgimento di centinaia di giovani volontari: una grande occasione di formazione per loro". E sulla formazione puntano le imprese. "Non potranno vivere solo di quello, non siamo a Cinecittà, con dieci produzioni al giorno, ma si possono integrare le attività esistenti aprendo un ramo d’azienda di grande importanza". Che può portare con sé sorprese.