A Lecco il Politecnico cresce E diventa ancora più internazionale

Immatricolazioni in trend positivo: no a corsi-doppione, forte legame col territorio, sport e laboratori all’aperto. Stretto legame con le scuole: “piccoli ingegneri“ alle elementari, didattica innovativa per medie e superiori

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MILANO

Cresce il polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano: studenti (anche stranieri) in aumento nonostante la pandemia, si aprono nuovi laboratori e nuove linee di ricerca e si punta anche sullo sport. Negli ultimi tre anni le immatricolazioni sono cresciute dalle 424 dell’anno pre-Covid alle 440 di quest’anno; il polo lecchese conta una popolazione di circa 1.900 studenti. Dopo una lievissima flessione nel 202021 tornano gli studenti internazionali che rappresentano il 28,51% degli iscritti, in arrivo da tutto il mondo e in particolare da Iran (36%) e India (16%). "Sono rientrati quasi tutti, col semestre in presenza – sottolinea Manuela Grecchi, professore di Architettura tecnica e prorettore delegato del Politecnico di Milano –. Gli studenti cinesi sono più in difficoltà, per via del vaccino non riconosciuto e delle restrizioni che permangono. Ma le aule sono sempre connesse e chi non può venire segue da remoto". Ad attirare sono i corsi triennali di Ingegneria civile per la mitigazione del rischio e Ingegneria della produzione industriale, come pure il corso quinquennale a ciclo unico in Ingegneria edile-Architettura e le magistrali in inglese (Civil Engineering for Risk Mitigation, Mechanical Engineering, Building and Architectural Engineering).

Per quanto riguarda gli italiani, il 20% arriva da fuori regione. Le percentuali cambiano a seconda dei corsi: Ingegneria della produzione industriale, per esempio, è più legata al territorio e al bacino delle province di Lecco, Bergamo e della Brianza. Gli altri corsi vengono scelti anche dai milanesi per il tema: rispetto al quartier generale del Politecnico non ci sono doppioni. "Il legame col territorio è stretto – ricorda la prorettrice –. Dal punto di vista della formazione l’idea è stata quella di non duplicare corsi che già esistono a Milano, sarebbe una scelta perdente sotto tutti i punti di vista. Qui, a Lecco, abbiamo creato un unicum. Partendo anche da quelle che erano le esigenze, come succede per esempio per la mitigazione del rischio in zone caratterizzate da frane. Si studiano attività pratiche, i laboratori sono sul campo".

Con le imprese il legame è a doppio filo: si ricercano insieme materiali e strumentazioni, come accade nel settore della nautica, per esempio, con la barca-laboratorio del Politecnico. "Nel polo di Lecco sono state avviate sperimentazione consolidate poi nelle altri sedi – continua la Grecchi –, anche nel segno dell’internazionalizzazione, con borse di studio messe a disposizione e corsi magistrali tutti in inglese che hanno contribuito, insieme al lago, ad attrarre costantemente gli studenti stranieri". Si aprono nuove linee di ricerca. "Recentemente è stato acquisito un altro edificio che per 30 anni sarà nella disponibilità del Politecnico – spiega la referente del polo lecchese –. È stato ristrutturato e ospiterà nuovi laboratori e filoni di ricerca". Uno è dedicato allo sport, con un progetto finanziato anche da Regione Lombardia. Le attività si declinano sotto vari aspetti, dall’accordo col Coni al coinvolgimento di atleti paralimpici. Non manca tutto il tema della riabilitazione.

L’ateneo è aperto alla città, ospita convegni, eventi e congressi mentre si lavora sulla didattica innovativa coinvolgendo anche le scuole del territorio con le materie Stem. Dall’istituto tecnico industriale Badoni alle medie ed elementari che ogni anno vengono "adottate". "Lavoriamo anche per abbattere i tabù non tanto delle ragazze, che non ne hanno, sono sveglie e portate per le materie Stem, si tratta di convincere le famiglie che non sempre contemplano carriere tecniche e scientifiche per loro", spiega Grecchi. La percentuale di studentesse in Ingegneria è ancora al 36%, la sfida politecnica è raggiungere la parità. "Lavoriamo tanto anche con i bambini, creando percorsi per le quinte elementari – racconta ancora la prorettrice –. Simuliamo con loro percorsi universitari e alla fine li laureiamo “Piccoli ingegneri di Lecco“ in una cerimonia bellissima. Anche queste sono ricadute importanti per un territorio che ha creduto e continua a credere tanto nell’università. E non lo facciamo tanto in ottica di “orientamento“, ma per sviluppare valori di cittadinanza". Simona Ballatore