Il dolce viaggio nella fabbrica di cioccolato

I 75 anni della Icam, dal “Dolcao“ al manifesto per rendere il Pianeta più sostenibile: anche l’85% dell’energia è fatta “in casa“

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di Roberto Canali

Ha festeggiato 75 anni la Icam. L’idea di mettersi a produrre dolci e caramelle era venuta al fondatore, Silvio Agostoni, fin dal 1942 quando il prezzo dello zucchero era alle stelle perché i zuccherifici erano stati rasi al suolo dai bombardamenti, fu allora che decise di rilevare un laboratorio a Morbegno e mettersi a produrre con zucchero, farina di castagne e un po’ di cacao la “Torta Montanina”. L’acronimo Icam deriva da quella esperienza “Industria Cioccolato e Affini Morbegno”, come l’azienda venne registrata nel 1946 dalla Camera di Commercio di Lecco. Silvio, insieme ai cognati Giancarlo e Urbano Vanini, riuscì a costruire un piccolo impianto per l’estrazione dello zucchero dalle barbabietole essiccate.

Con questo ingrediente fondamentale e con la polvere di cacao, inizia la produzione della crema “Dolcao” grazie alla quale la fabbrica del cioccolato ha iniziato a mettere insieme i capitali per quell’avventura che è proseguita fino a oggi. In mezzo ci sono stati decine di viaggi in America Latina e in Africa di Angelo, il figlio del fondatore, alla ricerca delle fave di cacao migliori acquistate direttamente dai produttori e in particolare dalle cooperative di contadini. Una collaborazione decennale che ha permesso di migliorare il prodotto fin sul campo aumentando la produttività delle piantagioni, ma anche le tecniche di fermentazione ed essicazione che evitando la produzione di muffe consentono di ottenere una fava di cacao migliore da lavorare. Il resto lo fanno gli uomini e le macchine della fabbrica del cioccolato, cresciuta talmente tanto in dimensione e produzione da essersi trasferita, ormai una decina di anni fa, da Lecco e Como. Solo così Icam è riuscita a ottenere un cioccolato che oltre a essere buono fa anche bene all’ambiente. L’85% dell’energia elettrica necessaria al funzionamento dello stabilimento autoprodotta, le emissioni di C02 sono state ridotte del 10%, il 96% del materiale utilizzato per il confezionamento delle tavolette di cioccolato proviene da materie riciclabili, il 96% del cacao è acquistato da fornitori che hanno sottoscritto il codice etico di Icam. "L’attenzione verso filiera, persone, ambiente e innovazione sono da sempre i principi cardine che guidano il nostro agire – spiega il presidente Angelo Agostoni - Questi due anni di pandemia ci hanno spinto a riconsiderare ogni elemento che definisce la nostra presenza sul pianeta e l’impatto di ogni azione. Abbiamo messo l’impegno verso la sostenibilità nero su bianco, realizzando il manifesto del nostro cioccolato e lo abbiamo pubblicato sul nuovo sito, in modo che clienti e consumatori possano decidere di sceglierci non solo per la qualità dei prodotti ma anche per il modo in cui li realizziamo e per l’impegno nel gestire al meglio le risorse a disposizione. Sono convinto che oggi questo sia l’unico approccio che un’azienda debba perseguire e che sempre di più sarà premiato". Nel 2021 Icam ha incrementato il fatturato di 12 milioni di euro, attestandosi a 189 milioni. In totale sono state lavorate 25mila tonnellate di fave di cacao (+4% rispetto al 2020) raggiungendo il 60% del mercato estero e il 40% di quello Italiano. Dal 2021 l’azienda è impegnata a portare avanti un progetto orientato a incrementare il rispetto del pianeta; grazie alla tracciabilità si può partire da un prodotto finito e risalire, non solo al lotto di fave e alla piantagione in cui sono state coltivate, ma di tracciare ogni singolo fornitore delle altre materie prime (latte, zucchero, vaniglia ecc) che Icam seleziona solo se condividono e sottoscrivono il codice etico.