"A Como il cuore internazionale del restauro"

Igor Zanti prende il timone dell’Accademia Galli: dai cantieri di Torno al nuovo biennio in Visual Arts, i progetti ridaranno slancio alla città

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di Simona Ballatore

"L’Accademia Aldo Galli può essere un volano per ridare energia a Como e recuperare la dimensione del restauro e delle professioni legate alle arti, sia antiche che contemporanee". Parte da qui Igor Zanti, il nuovo presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Como e responsabile del dipartimento di restauro per tutto il Gruppo Ied.

Zanti, qual è il suo rapporto col territorio lariano?

"Il legame è molto forte. Prima di tutto familiare: i miei trisavoli erano di Zelbio, abbiamo una casa a Blevio, che nei primi del Novecento era interessante centro dell’arte lirica e del teatro. Sono legato a Torno, Bellagio mi ricorda la mia adolescenza. Sono cresciuto circondato dalla bellezza. Ci sono ville che hanno sempre richiamato artisti, fin dall’antichità. È la terra dei Maestri comacini, dei geni dell’architettura Antonio Sant’Elia e Giuseppe Terragni, del pittore Aldo Galli. Il lago di Como è ricco, ma ancora sottovalutato per il patrimonio artistico. C’è tanta energia da ritrovare. Ho accolto con piacere questo incarico: ritrovarmi in questa dimensione è un piacere, e sono contento di essere affiancato in questa impresa dalla direttrice dell’Accademia, Nicoletta Castellaneta, che ho conosciuto proprio a Como tantissimi anni fa, lavorando insieme a una mostra in Pinacoteca".

La sfida che vi attende?

"Serve un rilancio dell’Accademia, vogliamo farne un centro di attrazione internazionale. C’è Milano così vicina, che spesso catalizza le attenzioni. Ma la grande sfida nostra - e credo del territorio comasco lariano - è ritrovare la sua posizione centrale e meno provinciale. L’accademia può e deve essere un’opportunità, incentivando il restauro, riattivando un turismo culturale per svelare gioielli ancora sconosciuti. Anche molte gallerie d’arte negli anni si sono chiuse, il lockdown non ha aiutato. Vogliamo ridare le forze alla città per rinascere. Confidiamo nel rapporto col territorio".

Molto amato dagli stranieri.

"E pensiamo che anche gli studenti internazionali possano aumentare. Studiare restauro in Italia è un’opportunità unica, non ci sono tante scuole in Europa, e il nostro punto distintivo è la cultura della conservazione, il lasciare ’parlare’ anche i segni del tempo.

Cantieri in corso?

"A Torno, dove sono stati scoperti cicli pittorici antichi, al castello di Turbigo, ma stiamo lavorando anche su collezioni private molto interessanti. Il quadro di una ’Donna di corte’ di Maria Antonietta che ci è stato affidato è sorprendente".

Formate anche i restauratori dei Compassi d’oro.

"Un incarico molto stimolante all’Adi Design Museum di Milano. I nostri studenti catalogano e stendono report sul loro stato di salute, intervengono quando necessario con il restauro. Che è molto sfidante perché sono capolavori del design italiano polimaterici, c’è l’spetto scientifico legato a materiali recenti che non si sapeva come reagissero nel tempo o che non sono più in produzione: bisogna trovare sostituti coerenti".

Nuovi corsi in partenza?

"Un corso biennale specialistico in Visual Art in lingua inglese. L’’accademia deve avere comunque un taglio molto contemporaneo, aperto alle nuove tecnologie, pur conservando la sua identità e facendo rete col Gruppo Ied".