Tre generazioni, un grande cuore

La famiglia Artioli con le sue scarpe ha conquistato prima gli Stati Uniti, poi i mercati dell’Est fino al Giappone

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"La calzatura è come una scultura, una forma d’arte". Andrea Artioli è oggi alla guida del calzaturificio di Tradate fondato dal nonno Severino Artioli e da sempre ha sempre sognato questo mestiere: "Già da bambino – racconta : avevo ben chiaro che avrei voluto fare il calzolaio. Questo perché seguivo e ascoltavo mio nonno Severino, il padre di mio padre, e mi sono da subito appassionato al lavoro". I maestri? "Mio nonno e mio padre – ricorda Artioli –. I valori che mi hanno trasmesso sono indispensabili anche per diventare un uomo: l’amore per gli altri, saper valorizzare i collaboratori e cercare la qualità nel nostro prodotto. Noi ci rivolgiamo a un pubblico di nicchia, dell’alta società per il meglio in assoluto. In Italia sappiamo essere i più bravi in questo del mondo e i nostri prodotti sono arte". Eleganza, stile e prodotti di fattura unica. Il marchio Artioli, un’eccellenza non solo del Varesotto, ma a livello internazionale, è molto più di un calzaturificio: è la dimostrazione di come un’azienda a gestione familiare, "l’unica in grado di permettere piccole produzioni e grande qualità, e garantire l’alto pregio del prodotto, senza soggiacere a necessità di fatturato", riesce a rinnovarsi per stare al passo con le tendenze della moda e l’innovazione tecnologia.

Oggi l’azienda conta circa 100 tra dipendenti e collaboratori e sono 90mila i modelli di scarpe e pelletterie realizzati finora. Non solo calzature: l’azienda produce cinture, portafogli, borse, valigie, guanti, giacche e - ancora - calze, ombrelli e profumi. Una lunga sfilata di star hanno indossato le calzature Artioli: Michael Jackson, papa Giovanni Paolo II, dittatori come Saddam Hussein o presidenti statunitensi come Bush, Obama, Trump. "Quando facciamo una scarpa, noi realizziamo un prodotto con l’obiettivo di migliorare la vita dell’uomo – continua Artioli –. Usiamo materiali naturali e biodegradabili, che hanno effetto anche sulla sua salute. Nel mio piccolo cerco di dare un contributo anche in questo senso". E infatti proprio dai suoi primi esordi in azienda, ha creato la linea “Andrea by Artioli”, scarpe lavorate a tubolare, che si adattano al piede "come un guanto". Andrea ha fondato la linea di sneakers “Years 2010”, con i sistemi “One shoe two fittings” per la doppia calzata e “Dry feet”, per la freschezza del piede anche ad alte temperature.

Il 5 marzo, il Calzaturificio ha dato l’estremo saluto a Vito, figlio del fondatore Severino e padre di Andrea. A Vito Artioli si deve il successo internazionale dell’azienda. È stato lui a introdurre nella produzione grandi innovazioni, come le calzature a pantofola con l’elastico sotto la linguetta, o i ferri da fresa. Dal 1973 Vito è stato per dieci anni presidente della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Varese.

Pensare che la storia del calzaturificio comincia da Ferrara, nel 1912, quando Severino Artioli, a 7 anni, comincia da apprendista del mestiere nella città emiliana. Nel 1932 Severino diviene consulente del calzaturificio di Tradate, dove nel 1939, dopo un periodo a Forlì, torna come direttore generale e produce scarpe per l’esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto Severino decide di mettersi in proprio con altri due soci, Angelo Millefanti, modellista di Busto Arsizio, e Eugenio Stefanotti, ex direttore dei negozi “Tradate”: insieme fondano il Calzaturificio “Star” srl. Il successo internazionale arriva con l’entrata in azienda di Vitoi, figlio di Severino, dal 1958. Il marchio inizia a vendere in Svizzera, Francia e Inghilterra. Di lì, la nascita del marchio “Artioli” che nel ’66 diventa Calzaturificio Star di Artioli Severino e Vito snc, gestito solo dalla famiglia. Negli Usa il marchio si fa conoscere per scarpe innovative e uso di pellami esotici. Il marchio sperimenta la vendita al minuto, con un negozio multimarca a Tradate, tre a Varese e un monomarca a San Francisco. Con la caduta del muro di Berlino negli anni ’90 Artioli conquista spazi di mercato nei Paesi dell’ex Unione Sovietica e poi tra Giappone, Cina, Malaysia Singapore e Australia.

Chiara Zennaro