Quel senso di Renato Guttuso per Velate

Dal suo studio varesino dipinse capolavori dai colori e sapori meridionali come “Vucciria”. "Venne per vendere una villa, se ne innamorò"

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Nella mostra "Varese. il bianco, il nero e il colore" fino all’1 maggio in sala Verratti a Varese, viene esposta una foto che comunica più di tante parole. Il maestro Renato Guttuso, di spalle, che dipinge un affresco al Sacro Monte. Perché il maestro Guttuso ha amato Varese e ne ha fatto il luogo d‘elezione dove realizzare opere indimenticabili. "Arrivò qui per caso, come spesso accade con le cose significative della nostra vita – racconta Serena Contini, responsabile del progetto –. La moglie Mimise aveva ereditato Villa Dotti, che si trova a Velate. Insieme giunsero a Varese con l’intento di vendere la villa. Ma Guttuso, quando la vide, se ne innamorò: si innamorò del luogo, del silenzio e, soprattutto, della luce. Era l’inizio degli anni ’50. La coppia trascorreva a Velate i periodi di villeggiatura, quindi numerosi mesi all’anno. E lui dipingeva".

Guttuso realizzava i suoi quadri e Francesco Pellin, conquistato dalla loro bellezza, li acquistava, formando una collezione unica: ora, 20 tele della sua inestimabile raccolta sono esposte a Villa Mirabello.

È bello riscoprire il legame tra Pellin e Guttuso. "Si erano conosciuti per caso a Ischia e da lì iniziò un’amicizia proseguita negli anni. Nei mesi in cui il maestro si trovava a Velate, Pellin lo visitava quasi quotidianamente per vederlo dipingere, per parlare, per confrontarsi con lui. La sua collezione si è sviluppata di anno in anno, includendo quadri molto importanti, a partire dai primissimi che erano stati esposti in una mostra di Guttuso a Ginevra. Nel 2000 Francesco Pellin decise di creare una Fondazione dotandola di alcuni dei suoi quadri". Beniamino Pellin, figlio del commendatore, spiega che "istituire una Fondazione significa spossessarsi di beni per destinarli a uno scopo. Mio padre onorava così una promessa fatta al maestro, a un amico: quella che alcune delle sue opere più importanti – da Spes contra Spem al bozzetto della Fuga in Egitto, realizzata poi sul muro esterno della terza cappella del Sacro Monte – finissero in un museo a Varese".

Guttuso trovò a Velate l’ispirazione per realizzare opere che rappresentavano un cambiamento rispetto ai colori e alle tematiche precedenti. Un esempio celeberrimo è la ‘Vucciria’: un quadro che è l’esaltazione del quartiere del mercato di Palermo con tutti i suoi colori, i suoi odori, i suoi alimenti ma che, in realtà, venne realizzato nello studio di Velate. C’è una testimonianza dello scrittore Domenico Porzio che racconta come arrivassero in aereo da Palermo pesci e scampi che l’artista avrebbe copiato e poi c’è il famoso quarto di manzo che è appeso nel quadro e venne procurato dal macellaio di Velate.

"Guttuso faceva parte della vita culturale incontrando, tra gli altri, Piero Chiara con cui realizzò un libro d’artista e ancora Vittorio Tavernari, Angelo Frattini, Bepi Bortoluzzi, Dante Isella, Guido Piovene… Questi personaggi avevano un legame di amicizia che, spesso, diventava un rapporto professionale. Fu un periodo molto interessante". E Guttuso seppe immergersi senza remore in questa realtà così lontana dal “suo“ Sud.