Il segreto di Lucia, la matematica del gusto

Diplomata contabile, si è inventata imprenditrice del gelato con “Il Dolce sogno“: precisione, giusto dosaggio e l’equilibrio degli elementi

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di Paolo Galliani

Se ogni storia ha una genesi, la sua è decisamente particolare. "Mi ero diplomata da contabile. Ma non si sorprenda: quegli studi mi sono serviti tantissimo. Lei non può immaginare quanto matematica ci sia nel preparare una crema o un sorbetto". Chi l’ascolta tradisce un certo sconcerto e lei provvede: "Un buon gelato è la somma di tante qualità: la precisione, il giusto dosaggio, l’equilibrio degli elementi". Voleva presentarsi. Ed eccola qui, Lucia Sapia, giovane mamma (ci tiene e lo ripete) votata alla vita imprenditoriale, una passione coltivata in gioventù quando lavorava come commessa in una vecchia gelateria "per tirare su un po’ di soldini", poi l’illuminazione andando in giro per l’Italia a seguire corsi e master che le avrebbero dato consapevolezza e tecnica. Doveva essere il suo mestiere. Lo è diventato. Assieme all’amatissima gemella Antonella che aveva condiviso con lei il progetto onirico poi diventato un marchio: “Il Dolce Sogno”. Troppo bello. E troppo pesante, a pochi mesi dall’apertura della prima gelateria a Castellanza, nel 2003, affrontare la precoce perdita della sorella. Lucia lo ripete: "Da sola non avrei mai potuto fare quello che ho realizzato. Io dico che lei c’è sempre". È la vita: un giorno pare una porta sbarrata, poi improvvisamente arrivano le “sliding doors”. Dopo un immenso dolore, un grande gioia: Lucia che nel 2006 si aggiudica, prima in Italia, l’attestato “Certiquality” per il suo impegno nella selezione qualitativa dei prodotti. Che nel 2007 partecipa al Campionato Mondiale dell’arte del gelato a Rimini. E che nel 2008 diventa la prima donna a vincere il titolo di “Campione del mondo” con il team italiano. Un’emozione: quasi come diventare mamma una prima e una seconda volta, in poco più di un anno. O come aprire una seconda vetrina, a Cassano Magnago, dopo quella iniziale di Castellanza e, in tempi più recenti, perfino una terza, a Busto Arsizio, locale con caffetteria, dal delizioso pavimento di cementine e dalla boiserie calda che ricorda le bakery anglosassoni. E oggi? Una bella storia, anche dopo due anni di emergenza sanitaria. Perché il passaparola funziona. E funzionano gli apprezzamenti, come quello che “Il Dolce Sogno” ha ottenuto nel 2020 dalla guida “Gelaterie d’Italia” del Gambero Rosso: “3 coni”, il massimo riconoscimento, da dividere con un ristretto drappello di colleghi (solo 15 in Lombardia).

L’effetto? Impalpabile. Perché il suo modo di porsi non ha nulla di cerimonioso. Semmai è etico, questo sì: l’acquisto di materie prime d’eccellenza dai piccoli fornitori del Varesotto; la creazione di un “Metodo Natura” per abbattere l’indice glicemico; e l’ossessione per la sperimentazione, contando sulla consulenza di medici ed esperti come Marco e Andrea Rondanini, perché nulla è più interessante della ricerca di sapori inesplorati. E allora, via agli assaggi. Precedenza assoluta allo zabaione che è il suo personalissimo best of” ("Ancora oggi, mia mamma, me lo prepara quando vado a trovarla"). Poi una raffica di gusti rinfrescanti, come lo yogurt peperito con carote caramellate creato per una trasmissione tv con Alessandro Borghese; o come la “Delicata freschezza” a base di mascarpone e limone candito. La vanità? Non pervenuta. Timida, questo sì. Ma per contrappasso, combattiva. E anche predestinata. Non è da tutti nascere il 21 giugno, solstizio d’estate, cuspide tra Gemelli e Cancro. Dunque, solare e tosta. Perché la vita non si scioglie sempre come un buon gelato. Va affrontata. Anche in nome – perché no? – di una sorella che non c’è più.