Greta, la ragazza che crea robot veri (con i Lego)

A 19 anni ha inventato una protesi artificiale partendo dai mattoncini. E ha spedito in Ucraina 3mila kit per ingessare arti ai feriti

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di Graziella Leporati

Ha un sorriso che conquista il mondo e una verve che non lascia indifferenti. Per il resto appare come un normalissima ragazza di 19 anni che frequenta il primo anno di informatica pura alla Bicocca e abita con i genitori a Fagnano Olona, in provincia di Varese. Borse firmate e tacchi a spillo non fanno parte del suo dna, però quando comincia a parlare della sua passione è coinvolgente anche per chi non ne capisce nulla.

Greta Galli infatti è un’esperta di robotica. E fin qui, sarebbero pure fatti suoi. Il fatto è che la ragazza, utilizzando un kit della Lego, ha costruito una mano robotica con le dita che si muovono autonomamente.

Ma come le è venuto in mente? Greta Galli è un vulcano in piena quando racconta le sue esperienze.

Intanto ha cominciato ad appassionarsi di robotica a 11 anni quando le hanno regalato la prima scatola di componenti meccanici da sviluppare.

A 16 anni, quando le compagne cercavano i primi filarini, lei si è posta una domanda non di poco conto: "Perchè gli arti artificiali, soprattutto quando c’è di mezzo il gomito, costano il triplo degli altri? Non sarebbe possibile costruirne uno in proprio?" . E così si è messa all’opera, e utilizzando motori, sensori e saldatrice, ha realizzato una mano robotica, la Cyborgr 3, che emula i movimenti della mano umana, muovendo anche le dita in modo autonomo.

Un traguardo che non ha condiviso su Tik Tok o su altri social, dove ha pagine e pagine e migliaia di followers. "E’ una cosa mia, la tengo per me, non la condivido. Ma chiunque con un kit robotico può arrivare al mio risultato".

E poi chiaramente, le si può sempre chiedere un consiglio, un suggerimento, un aiuto. Non per niente, la studentessa tiene lezioni in pillole sui social che hanno come alunni sia i bambini, sia gli adulti di ogni età. Costruire robottini, secondo Greta, è alla portata di tutti. E soprattutto è alla portata delle ragazze che tendenzialmente sfuggono questa disciplina. "L’anno scorso – racconta – ho tenuto un corso in una scuola media della provincia di Varese, nell’ambito del progetto Girls Code it better. All’inizio c’erano quattro alunne, alle fine erano quindici e usavano il saldatore come fosse un rossetto. La soddisfazione maggiore? Molte di loro al termine del corso hanno dichiarato di essere interessate a frequentare un Istituto tecnico e a continuare in questa esperienza prettamente scientifica", racconta con orgoglio. Pensare la tecnologia significa pensare il mondo. Sarà fantastico se a crearlo ci saranno anche le ragazze.

L’ultima esperienza in ordine di tempo ha portato all’invio in Ucraina di 3.000 kit per ingessare gli arti. La ragazza , con l’aiuto dei suoi followers ha stampato in 3D dei tutori che immersi nell’acqua bollente diventano rigidi e diventano simili al gesso. I medici in Ucraina non sanno ancora come ringraziare adeguatamente questa ragazza che inventa robottini come fossero pasticcini, ma ha anche una vita normale con un ragazzo che l’aspetta pazientemente ogni volta che perde la nozione del tempo immersa in qualche nuova creazione.

E’ una di quelle nuove leve che ben fanno sperare nel futuro che aspetta i nostri giovani.