"A Milano internazionali e vicini alle imprese"

Resta, rettore del Politecnico e presidente Crui: "Lauree magistrali rilette con la lente della transizione ecologica. Intercettiamo le esigenze"

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di Simona Ballatore

"A fronte di lauree triennali solide e robuste in Ingegneria, Architettura e Design, per i corsi di laurea magistrale stiamo cercando di intercettare le esigenze del mondo delle professioni, lette sempre alla luce dei grandi cambiamenti della transizione ecologica e ambientale". Così Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e presidente Crui (la Conferenza dei Rettori delle Università italiane), spiega le nuove sfide dell’università.

Quali sono i temi centrali?

"Penso alle azioni che abbiamo messo in campo per la cyber security, in medicina e ingegneria, ma anche in ingegneria della mobilità, che abbiamo visto con la pandemia quanto impatti. E, ancora, food engineering, che coinvolge tutta la filiera e il tracciamento. L’ultima novità è ingegneria agraria, con l’università Cattolica, per un’agricoltura 4.0. L’agriTech e l’AgriFood sono due temi che il Politecnico può affrontare con le sue competenze di ingegneria chimica, di meccatronica, del digitale".

Sono venuti meno i “paletti“ tra gli atenei: aumentano i corsi di laurea condivisi.

"Bisogna intercettare i grandi cambiamenti, capire se queste esigenze non sono presidiate da altre offerte formative di qualità. Non si duplica nulla. Si valorizza l’aspetto territoriale delle sedi coinvolte e, laddove non abbiamo competenze interne, si stringono accordi. Abbiamo la fortuna di avere un sistema universitario di qualità nel territorio milanese, abbiamo già creato percorsi con Statale, Bocconi, Humanitas, Cattolica: una rete sempre più fitta che valorizza una grande offerta".

E che guarda all’Europa.

"Tutte le nuove lauree hanno una spinta fortissima verso l’internazionalizzazione e abbiamo un impegno nel nostro piano strategico per il 2022: aumentare del 25% gli studenti con un’esperienza internazionale. Ogni anno abbiamo un flusso di ingresso e uscita di oltre duemila studenti. Uno su quattro fa un’esperienza di questo tipo. Potenziamo i programmi, l’Europa è il nostro primario obiettivo. Abbiamo costruito alleanze per rendere strutturali questi percorsi. Sogno uno studente del domani che abbia un manifesto degli studi che veda i campus non soltanto di Bovisa e di Città Studi ma in giro per l’Europa. I progetti pilota ci sono già".

Corsi di laurea sempre più in inglese?

"Vogliamo essere italiani all’estero e internazionali a Milano, non per fare cambiare prospettiva, non vogliamo assolutamente promuovere una “fuga di cervelli“, ma inserirci in una rete internazionale. E per farlo bisogna potere avere tutti gli strumenti: un campus di qualità, laboratori, nuovi progetti, borse di studio, attenzione allo sport e un contesto internazionale, appunto. Abbiamo oltre 6.500 studenti residenti di oltre 100 Paesi al mondo; nelle magistrali un terzo degli studenti è internazionale. Ci si laurea in inglese. Abbiamo cambiato un po’ pelle ai nostri corridori e ai territori".

Anche le imprese hanno fatto cambiare un po’ “pelle“ all’ateneo?

"Il Politecnico è stato fondato nel 1863 per dare ascolto alle imprese, non possiamo non sentire i dettami dei nostri padri fondatori. Ma l’impresa oggi è più vicina anche nei percorsi di formazione. Nelle nuove lauree magistrali tutti gli advisory board sono fatti dalle imprese: verificano i programmi e controllano se l’offerta formativa risponde effettivamente alle esigenze del mercato, finanziano borse studio e studenti meritevoli".

Da presidente della Crui, su cosa puntare oggi?

"L’autonomia permette di sviluppare nuovi percorsi, ci sarà sempre più bisogno di competenze Stem. Serve una maggiore attenzione all’orientamento già nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, servono politiche attive e progettualità per dare a queste materie maggior peso. Credo sia importante anche una revisione delle scienze umanistiche e sociali, che al loro interno devono prevedere discipline del digitale".