Quando le pagine aprono i cassetti dell’anima

Il buon investigatore lavora su identità nascoste, esistenze ambigue, apparenze ingannevoli. Apre cassetti della vita e dell’anima

Milano, 26 novembre 2017 - Il buon investigatore lavora su identità nascoste, esistenze ambigue, apparenze ingannevoli. Apre cassetti della vita e dell’anima. Sa fare domande, spesso irriverenti. Rocco Schiavone, vicequestore protagonista dei romanzi di Antonio Manzini, ha tutte queste qualità. Cui aggiunge ironia e un filo di cinismo. In “Pulvis ed umbra”, l’ultimo noir pubblicato da Sellerio, mette finalmente in mostra la sua controversa umanità facendo i conti con il fantasma della moglieMarina (uccisa, come i lettori di Schiavone ben sanno, da un colpo di pistola sparato contro il poliziotto), con le amicizie dell’adolescenza diventate ingombranti e con i barlumi d’un amore per l’inquieta agente Caterina Rispoli. Ci sono cadaveri misteriosi, violenze che vengono dal passato, manovre di servizi segreti “deviati”, tradimenti d’amicizia, passioni e ossessioni sessuali. Caccia all’uomo, da Aosta a Roma, per concludersi in un bosco del confine con la Slovenia. E ricerca del senso di sé. La trama è efficace, ben costruita. Ma è ciò che qui conta meno. “Pulvis et umbra” è un romanzo adulto, completo. Un’inchiesta nell’ombra dei comportamenti umani. Ci sono ombre che s’addensano in una tomba etrusca, ritrovata intatta ma svuotata d’ogni tesoro nella tenuta di Poggio alle Ghiande, campagna toscana affacciata sul Tirreno. Ritrovamento misterioso. E misteriosi i saccheggiatori. Normali furti d’arte antica, se non ci fossero due morti.

È questo lo scenario in cui si agitano i personaggi di “Negli occhi di chi guarda” di Marco Malvaldi, Sellerio: i due aristocratici e litigiosi fratelli proprietari di tenuta e villa, una società di speculatori immobiliari cinesi, i bizzarri ospiti della villa, un medico curioso e una ragazza con gli occhi verdi. Chi è l’assassino? I sospetti investono quasi tutti. Ma... Malvaldi, dopo la serie di successo dei vecchietti del Bar Lume, si conferma gran narratore, attento ad ambienti e caratteristiche dei personaggi, con divertita ironia. Stavolta, a fare domande pertinenti, è il medico che s’improvvisa detective. La morte arriva, inattesa, anche nel corso d’un pellegrinaggio. Come nelle pagine di “Assassinio sul cammino di Santiago” di Sergio Valzania, Ediciclo Editore. Un investigatore, Carlo Donna (di mestiere vero, autore di storie per cinema e tv) che diventa guardia del corpo in incognito d’una bella timidissima ragazza, Donatella. Un gruppo composito di pellegrini. Un coltello a serramanico scomparso. E un omicidio, d’un amico della ragazza. Di cui viene sospettato proprio l’investigatore. Groviglio d’ambiguità e finzioni. Colpi a sorpresa. Di fondamentale, dopo tutto, restano proprio il viaggio, che cambia la sensibilità dei pellegrini. E la “compostela”, il foglio con i timbri che certificano l’andamento del cammino. Poi, si va. Sino al disvelamento. Del colpevole dell’omicidio. E del vero carattere d’ogni pellegrino. Una rivelazione dell’anima.