Letteratura delle disuguaglianze che erano e sono tra noi

"Le disuguaglianze stanno scuotendo profondamente il capitalismo e la politica", titola in copertina Bloomberg Businessweek, settimanale autorevole a Wall Street

Milano, 23 giugno 2019 - «Le disuguaglianze stanno scuotendo profondamente il capitalismo e la politica», titola in copertina Bloomberg Businessweek, settimanale autorevole aWall Street, per un’inchiesta sui grandi divari di ricchezza negli Usa e nel mondo. E coglie in pieno un tema cardine del dibattito politico ed economico internazionale. Per capire meglio, è utile leggere la “Breve storia della disuguaglianza” scritta per Laterza da Michele Alacevich e Anna Soci, economisti all’università di Bologna, dopo avere insegnato alla Columbia di New York. La teoria economica si è occupata poco del tema, lasciando spazio alle cosiddette dinamiche spontanee del mercato. Ma in tempi più recenti, gli effetti della globalizzazione e dell’economia digitale hanno sconvolto equilibri produttivi e sociali e tradizionali politiche di welfare, mettendo in discussione gli stessi valori della democrazia liberale. Occorre una riflessione critica. Gli autori citano una già vasta letteratura economica sul tema (le opere di Joseph Stiglitz, Jean-Paul Fitoussi, Dani Rodrik, Thomas Picketty, e altri), insistono sulle riforme sociali necessarie e sulle politiche attive, per esempio della Ue. E concludono: “Dipenderà da come risolveremo la questione della disuguaglianza, se riusciremo a dare un volto umano alla globalizzazione e a fare sì che la democrazia continui a essere un sistema politico credibile”. Una delle principali disparità riguarda le nuove generazioni. Come racconta Niccolò Zancan in “Uno su quattro - Storie di ragazzi senza studio né lavoro”, Laterza. Sono un milione e duecentomila, in Italia, i cosiddetti Neet (la sigla sta per Not in Employment, Education or Training). Hanno provato di tutto, dai lavoretti trovati dai centri per l’impiego agli stage, dai mestieri precari in nero agli inutili corsi di formazione, prima di arrendersi al nulla. E proprio la loro resa è la conferma di un gigantesco spreco sociale e un duro atto d’accusa a una società sempre meno inclusiva.

Delle disuguaglianze siamo stati a lungo vittime proprio noi italiani, i nostri emigrati, in Belgio, Germania, Usa, Canada. E in Svizzera. Come racconta Concetto Vecchio in “Cacciateli!”, Feltrinelli: un libro forte e spiazzante, tra dati, storia sociale e dolenti memorie personali (bellissime le pagine dei ricordi della madre dell’autore). Non ci volevano, noi italiani, in Svizzera, anche se facevamo i lavori più umili e faticosi. Ci accusavano d’ogni tipo di reati. Dicevano: «L’Italia è moralmente una fogna, quelli che vengono qui sono solo dei rifiuti». Promuovevano referendum per cacciarci: «Rimandiamoli a casa loro». E nascevano partiti razzisti e di estrema destra, con leader che sventolavano pistole da usare per regolare la “überfremdung”, l’eccesso di stranieri, noi italiani appunto. Il libro di Vecchio scava, riscopre, racconta, ricostruisce una storia di umiliazioni e disprezzo. E di straordinaria dignità di uomini e donne che hanno resistito ai soprusi e difeso famiglie e lavoro. Una storia da non dimenticare.