Europa, viaggio alle radici: speranza e nuove paure

Per farlo, è utile anche indagare sulla città sede di molte delle istituzioni Ue

Milano, 21 aprile 2019 - L’Europa, dalle fondamenta all’attualità, seguendo “Il filo infinito” lasciato dalle tracce di San Benedetto e delle abbazie dell’ordine da lui fondato. Eccolo, il nuovo, intensissimo libro di Paolo Rumiz, Feltrinelli. È appunto un “viaggio alle radici dell’Europa” quello che comincia a Norcia (la città natale del santo), risale l’Italia e percorre Francia e Germania, per tornare a Norcia. Terre ben coltivate e biblioteche (“Ora et labora”), fabbriche e studi in cui fare nascere un nuovo diritto da quello romano in decadenza e quello visigoto, dialoghi su vincoli e libertà, storie da subire e storia nuova da costruire. Sino alla conclusione: «Non possiamo permettere che il nostro mondo si sottometta ancora al delirio nazionalista e suprematista. La nostra dea madre fenicia di nome Europa, che per prima attraversò il Mediterraneo con paura, ci ricorda che siamo sempre stati capolinea di popoli migranti e ci spinge a sciogliere altre matasse e a tendere altri fili».

Dalla storia alle prospettive. Con “Oltre le nazioni” di Zygmunt Bauman, un sintetico saggio del 2012 riproposto da Laterza per aiutarci a ragionare su “l’Europa tra sovranità e solidarietà”. Bauman è stato ottimo interprete dei cambiamenti sociali (la “società liquida”) e degli smarrimenti di fronte alle «forze incontrollate» dei mercati globali. Ha raccontato bene le tentazioni di rifugiarsi nelle rivendicazioni egoistiche per recuperare «la sovranità nazionale perduta» e ne ha denunciato l’errore. Adesso rilancia la lezione di Richard Sennett secondo cui «il modo migliore per entrare in contatto con le differenze è quello di cooperare in modo informale e aperto» e suggerisce: «Gli uffici e le strade diventano disumani quando vi regnano la rigidità, l’utilitarismo e la competizione, mentre si umanizzano se si muovono interazioni informali, aperte, collaborative». È l’idea di una maggiore e migliore integrazione europea, fatta di ponti e non di muri. Un’Europa, dunque, da vivere con consapevolezza critica e provare a cambiare. Come? Riducendone banalità burocratiche, per una più salda unione politica.

Per farlo, è utile anche indagare sulla città sede di molte delle istituzioni Ue. “Bruxelles” s’intitola il libro di Beda Romano, corrispondente de “Il Sole24Ore”, Il Mulino: ritratto competente «d’una capitale originale e insolita, vero meeting pot di culture ed esperienze, che meglio di altre incarna le molte anime del continente europeo». Terra di storie e conflitti, di grandi intellettuali belgi o rifugiati (Marx, Baudelaire, Van Eyck, Magritte), di immigrati e teste coronate, di autonomia e integrazione con la forte economia francese, Bruxelles e il Belgio sono crogiolo di diversità e dialoghi. La capitale testimonia la forza delle radici e della fertilità delle culture sovranazionali. Con i suoi limiti, è un buon paradigma dell’Europa. Di cui Romano sa ben raccontare anche i lati migliori.