Consumi, cultura, brevetti: Ecco l’evoluzione dell’Italia

leggere l’Italia da punti di vista poco consueti. L’evoluzione dei consumi, per esempio. Le invenzioni che hanno fatto grande l’industria. O i prodotti della cultura

Milano, 2 dicembre 2018 - Leggere l’Italia da punti di vista poco consueti. L’evoluzione dei consumi, per esempio. Le invenzioni che hanno fatto grande l’industria. O i prodotti della cultura. Ne viene fuori il ritratto d’un paese creativo e civile, migliore di quello che ogni giorno crediamo di leggere su nevrotici media, i “social”, soprattutto. Su “I consumi” Stefano Cavazza, storico politico ed Emanuela Scarpellini, storica economica, curano un volume degli Annali della Storia d’Italia di Einaudi, raccontando con grande intelligenza “La rivoluzione dei consumi” dall’Ottocento dell’avvio della modernità alla stagione attuale degli stili di vita digitali e della sharing economy e documentando come e quanto le scelte politiche hanno influito sul benessere, anche per una certa resistenza culturale ed etica al “consumismo”. Si parla di alimentazione, moda, sanità, casa, sport, turismo, consumi religiosi, passione per gli animali, attrazione per le nuove tecnologie “dal telefono allo smartphone”. E ancora di comunicazione e pubblicità, distribuzione, sino al successo di Amazon. E, a lungo, di consumi culturali. Una storia attraverso il carrello della spesa e il cambiamento di abitudini e relazioni. L’Italia, nonostante le crisi, cresce e migliora.

Ecco un punto cardine: la cultura. Paola Dubini, docente all’università Bocconi, ne scrive con competenza in “Con la cultura non si mangia. Falso!”, nei pamphlet Laterza dedicati a smontare luoghi comuni. Dubini dimostra che ogni euro investito in cultura ne genera 1,8 e dunque produce ricchezza, lavoro e qualità della vita, oltre che naturalmente conoscenza, consapevolezza, cittadinanza e, perché no?, piacere e divertimento. La cultura, contrariamente agli esempi sul suo essere “il nostro petrolio”, non è giacimento in esaurimento ma energia rinnovabile, soprattutto se vi si investe con intelligenza. Ed è un grande motore di sviluppo anche per l’industria che lavora su innovazione e qualità. Paese di solida cultura, dunque l’Italia, per arte, storia, letteratura, scienza, straordinario patrimonio ambientale e monumentale, oltre che per creatività contemporanea. Su cui insistere, dando battaglia contro ignoranza e incuria sempre più diffuse. Una conferma arriva da “150 (anni di) invenzioni italiane” di Vittorio Marchis, storico della tecnologia al Politecnico di Torino, per Codice Edizioni. Un racconto costruito attraverso i brevetti depositati dagli italiani presso il Patent Office degli Stati Uniti. Si comincia dalla “locomotiva mossa dalla forza di animali” del 1851, si passa dal “processo di produzione di sostanze radioattive” di Enrico Fermi alla “Programma 101” dell’Olivetti, da una pistola Beretta alla sedie di design di Cassina, dai progetti d’auto di Giugiaro alla caffettiera di Bellini per arrivare a un “dirigibile a doppio scafo controllato da propulsori orientabili” del 2008. Capacità creativa con grande valore economico.