Parole, testi, immagini: il grande circo dell’editoria

La felicità di far libri”. È un titolo perfetto

Milano, 26 maggio 2019  - "La felicità di far libri”. È un titolo perfetto per il volume, edito da Sellerio, che raccoglie il lavoro di Leonardo Sciascia “scrittore editore” e cioè i risvolti di copertina, le sintesi, le note editoriali e tutti gli altri materiali con cui Sciascia commentava, sintetizzava, presentava i libri che, appunto con Sellerio, decideva di pubblicare. È una raccolta preziosa, curata da Salvatore Silvano Nigro. Perché documenta le caratteristiche del lavoro di bottega che sta dietro ogni buon libro e mette insieme materiale utile a guidarci alla riscoperta di uno degli autori principali della letteratura europea del Novecento, svelando “il fascino lento e la leggerezza strepitosa dell’erudizione che ci seducono” e impegnando il lettore “su fatti diversi di storia letteraria e civile”, per dirla con le stesse acute parole di Sciascia. È intrigante, appunto, la bottega editoriale, che regge ancora in tempi di dominio di best seller e produzioni di massa. Vi si immerge Cristina Taglietti, giornalista del “Corriere della Sera”, dandone conto in “Risvolti di copertina”, un “viaggio in 14 case editrici italiane” per Laterza. Case piccole e grandi, cominciando proprio con Sellerio e continuando con e/o, L’orma, Giunti, il Mulino, Zanichelli, Einaudi, Bao, Il Castoro, NN (una delle ultime nate, abile a valorizzare un autore un tempo sconosciuto in Italia e adesso di culto come Kent Haruf), La nave di Teseo (con l’acume originale di Elisabetta Sgarbi), Feltrinelli, Gems e Mondadori.

Si racconta chi progetta i libri e come, chi si prende cura dei testi e delle immagini (lavoro faticoso e prezioso), chi disegna le copertine (“il libro è un supporto per copertine”, notava con fine ironia Giorgio Manganelli, perché proprio lì “l’editore e il lettore si danno il buon giorno e si stringono la mano”), chi infine promuove i libri presso i lettori. Mondo di fascino, stimoli intellettuali, ma anche impegni improbi e frequenti ristrettezze economiche. L’industria editoriale, soprattutto in tempi avidi e frettolosi, è pure cinismo, business spregiudicato, gioco di moda. Lo racconta, con straordinaria ironia, in “Ogni riferimento è puramente casuale”, Antonio Manzini (l’autore dei “gialli” di successo con l’inconsueto vicequestore Rocco Schiavone). Sono cinque racconti, pubblicati da Sellerio, sui vizi, i vezzi e le perversioni di scrittori, editori e protagonisti del grande circo dell’editoria: uno scrittore distrutto dall’eccesso di presentazioni di libri, un autore andino stroncato dalla morte proprio alla vigilia dell’uscita del best seller tanto atteso e nascosto dall’editore e dall’addetta stampa nel freezer d’una baita di montagna, per continuare a lucrare sulle sue pagine, un fanatico libraio e tanti altri personaggi ancora. Gli spunti sono realistici, poi la fantasia prende la mano. Sino all’”arringa finale”. Qui, i libri sono mania. Guai, a rimanerne vittime.