L’atto d’amore per il Manzoni da 150 anni "Salotto della città"

Il direttore Arnone celebra i recenti successi (nonostante il Covid) e scommette sul nuovo cartellone "Il nostro pubblico è sempre più eterogeneo, va dai 5 ai 90 anni. E vogliamo restare il teatro di tutti"

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di Diego Vincenti

È il salotto della città. Da centocinquant’anni. Numeri importanti al Manzoni. Pronto a festeggiare insieme al pubblico con una stagione al solito ricchissima di grandi nomi e titoli “spaccabotteghino“. Insomma: conferma la propria linea artistica il teatro diretto da Alessandro Arnone. Come pure la volontà di intercettare una platea sempre più eterogenea, grazie anche ai cartelloni dedicati al cabaret, alle famiglie e ai progetti speciali.

Arnone, che stagione è stata?

"La definirei straordinaria. E questo nonostante si sia ripartiti dopo un periodo difficile con la sala al 50%, cosa che ha pesato sulla campagna abbonamenti. Figurarsi poi in un teatro come il nostro, dove gli abbonati sono affezionatissimi al posto fisso. In tanti hanno preferito saltare un anno per ritrovare poi la loro poltrona. Senza contare la fatica dello stare due ore seduti con la mascherina, scelta tutt’altro che scontata".

Eppure?

"Eppure è andata benissimo, soprattutto da gennaio 2022. Vincenzo Salemme, “Mine vaganti” di Ozpetek, Pintus hanno avuto un successo incredibile. Così come il cartellone Manzoni Family, che negli ultimi mesi ha sempre riempito la sala. Non eravamo così sicuri che le famiglie sarebbero corse ad ammassarsi a teatro".

Come vede il pubblico?

"Entusiasta. La gente ha voglia di ritrovare le proprie abitudini. Che poi è il motivo che mi fa essere ottimista per i prossimi mesi".

Ecco, con che spirito affronta la nuova stagione?

"L’anno scorso avevo molta paura. Ma c’è da considerare che eravamo scottati dalla stagione precedente, quando ci fecero chiudere dopo due aperture di sipario e in cartellone ne avremmo avute 170... Oggi è diverso. E poi abbiamo un compleanno da festeggiare. Il nostro teatro fu inaugurato nel 1872 per poi essere intitolato al Manzoni l’anno successivo, alla morte dello

scrittore. L’intenzione è quella di fare diverse celebrazioni e alcuni investimenti sulla struttura, ritoccare l’atrio, il foyer".

Ci saranno i soliti quattro cartelloni?

"Sì: Prosa, Cabaret, Family ed Extra, per un totale di 210220 aperture di sipario. In abbonamento Salemme, Elena Sofia Ricci, Buccirosso, Solfrizzi, “Tre uomini e una culla”, Jannuzzo e “Amanti” con Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi, oltre a Maria Amelia Monti e Marina Massironi ad aprire in ottobre con “Il marito invisibile”. Fra gli Extra “Mine vaganti” ma anche Vittorio Sgarbi, Edoardo Leo e le collaborazioni con Atir. Mentre il cartellone del cabaret avrà fra gli altri Pintus, Teresa Mannino e Max Angioni".

Che ruolo deve avere il Manzoni a Milano?

"Quello che già ricopre. Siamo un palcoscenico che negli ultimi dieci anni si è aperto tantissimo alla città e le cui proposte – popolari ma di qualità – oggi riescono a parlare a un pubblico eterogeneo, che va dai 5 ai 90 anni".