E chi l’ha detto che Beatles e Queen non valgono Bach?

Il direttore dell’Orchestra Sinfonica Ruben Jais "La nostra offerta è unica tra pop, rock e classica"

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di Grazia Lissi

“All you needs Pops”: tutti ad ascoltare, cantare, vivere il festival più allegro dell’estate milanese. All’Auditorium, ore 20.30, quattro concerti per rendere oamggio a The Beatles con l’Orchestra Sinfonica di Milano diretta dal maestro Enrico Lombardi. Dopo i primi due successi, il 23 giugno “Abba –Greatest Hits!”, il 26 “Pink Floyd - The Dark Side of the Moon”. Ruben Jais, direttore generale e artistico dell’Orchestra Sinfonica di Milano, fondatore e direttore dell’Ensemble laBarocca, non ha bisogno di presentazioni.

Maestro, da Bach al pop?

"E’ l’eterogeneità dell’offerta della Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano. Un repertorio introdotto in Italia da noi, abbiamo appena chiuso una stagione con strascichi di pandemia. Ora riprendiamo con l’orchestra sul palco e tutta l’energia che la musica pop ci trasmette".

Quanto la classica ha dato al pop?

"Tanto, quando si trasferiscono brani dei Beatles, dei Queen di altri gruppi nelle grandi orchestre sinfoniche funzionano in modo brillante, comunicano lo stesso vigore arricchito di nuovi colori, timbri. Il pubblico è entusiasta, felice di partecipare".

Dunque Beatles, Pink Floyd, Queen come i classici?

"Esiste solo musica bella o brutta, anche nella musica cosiddetta “colta“ ci sono pezzi meno belli e interessanti di altri, lo stesso accade nel pop e nel rock. La musica deve comunicare emozioni, coinvolgere: Bach e i Beatles lo fanno".

Vuol provare a fare paragoni?

"I Beatles sono il punto di partenza e Bach lo è per tutta la musica moderna. I Queen come Mahler hanno capacità totalizzante, potente e, talvolta, distruttiva. Per gli Abba citerei Mozart: formalmente i più equilibrati, composti; i Pink Floyd sono intellettuali, come Brahms, nella loro musica c’è un pensiero singolare. E i Rolling Stones sono vicini a Stravinskij".

Nella sua raffinata formazione musicale cosa ascoltava?

"I Queen, i Genesis, Bohemian Rhapsody è la colonna sonora della mia vita. Non ho voluto vedere il film su Freddy Mercury per conservare la sua immagine, una voce duttile e magnifica, un animale da palcoscenico, capace di suscitare qualsiasi impressione emotiva. Un catalizzatore come lo è oggi Damiano dei Màneskin, giovani talentuosi, internazionali, incredibili; propongono brani innovativi, a volte anche crudi ma ascoltandoli non si resta mai indifferente".

Come fa a intrecciare pop, classica e rock?

"C’è bisogno di brani ben scritti, il valore ultimo della musica è dare stimoli alla riflessione, aiutare a costruire un pensiero. Bach è il mio grande amore, a lui sarò sempre fedele ma amo anche tanti altri. Il pop, il rock sono linguaggi dei nostri tempi, ascolto i Queen dalle scuole medie, la voce di Freddy Mercury carica, ti dona la voglia di fare, vivere, i suoi messaggi sono forti e inequivocabili".