Zen Circus, il confine del rock d'autore

Fenomenologia di una band toscana, premio Mei alla carriera

Zen Circus

Zen Circus

Milano, 20 settembre 2018 - Riflessioni  su una band indipendente di successo. Ne abbiamo già parlato, anche per il loro recente concerto al Carroponte. Con Nada, perché Zen Circus fa parte di quel gruppo di artisti e band con cui lei ha collaborato negli anni. Ma il Premio PIMI alla carriera (ventennale) della band, dopo l'album “Il fuoco in una stanza” (per dieci settimana in classifica) sposta il discorso sul rock d'autore. Siamo in area Tenco oltre che Mei, nei territori di confine fra una musica alternativa in modo ostinato e contrario e l'ascolto pop. Ci sono passati Baustelle, Afterhours, Marlene Kuntz, per parlare di piccola storia, ci ha inciampato Tiromancino, per esempio. Zen Circus, orgogliosamente legati a Livorno, si confrontano nel loro ultimo lavoro con una narrazione tematica che non è soltanto generazionale, “i rapporti affettivi che segnano la nostra esistenza e determinano la nostra identità.

Dove il sentimento di una madre, di un padre, un figlio o un amante sono, alla fine, espressioni della stessa verità”. Scrivono per giovani adulti o adulti giovani, non pettinano il sentimentale delle generazioni più giovani come Thegiornalisti, buttano qualche melodia prematuramente perché i linguaggio deve comunque essere figlio dl rock. Comandano chitarre, voci e suoni, una lente privata e politica, sempre sociale, cme in “Rosso e nero” e “Quello che funziona”. La parola è alla fine al centro, della canzone d'autore manca la sintesi poetica. Trattasi di prosa musicale, di rock alla fine teatrale.