Cisi nel mitico mondo di Lester Young

Esce 'No Eyes' dedicato al maestro del sax tenore

Jazz, un sax

Jazz, un sax

Milano, 31 maggio 2018 - Blue Slang, perché il linguaggio di alcuni artisti del jazz attraversava la notte, la musica e la vita, era un pentagramma psichico parallelo, una chiave in ego per comunicare. O per non comunicare. Emanuele Cisi, sassofonista (tenore e soprano) torinese che dagli anni ’90 ha conquistato la scena italiana e mondiale, dedica un album al mondo di Lester Young, maestro e mito del sax tenore con Count Basie e Billie Holiday. “No Eyes”, pubblicato per Warner, è un atto d’amore e una citazione complessa.

“No Eyes”, nello slang di Lester significa “non mi interessa”, è il titolo di un suo famoso blues (1946) e di un poema del poeta beat David Meltzer, ispirato all’ultimo anno di solitudine e vita del musicista all’hotel Alvin di Manhattan, dove morì a soli 50 anni. Cisi cita Meltzer nelle note di copertina come altra fonte di ispirazione per entrare nel “poetico, visionario, unico slang” di Prez, come lo chiamava Billie. Come il suono ironico, sentimentale e puro di quel sax tenuto di traverso. Cisi, che ha ricevuto parole di stima da Benny Golson, Joe Lovano e Charles Lloyd, ha un suono grande e l’anima pura per cantare Lester con i suoi temi preferiti e original di Emanuele, “Goodbye Porkpie Hat” di Mingus e “Lester Left Town” di Shorter, “Jumpin’ at the Woodside”, “Easy Living” e “These Foolish Things”, con la voce di Roberta Gambarini, il piano e la tromba di Dino Rubino, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Greg Hutchison alla batteria. Apre Prez al futuro. Meraviglioso